Aiutato dall’amico e connazionale Tachtsidis, retrocesso negli ultimi tempi da regista a traduttore, Torosidis ha esposto le sue sensazioni dopo il primo gol in serie A, il terzo della sua stagione che era cominciata al Pireo (una rete in campionato, una in Champions League). «E’ una gioia incredibile – racconta a Roma Channel – tanto più che io sono un difensore. E non è che capiti sempre ai difensori di segnare. Ma la felicità è soprattutto per la squadra, che ha conquistato un’altra vittoria importante per il nostro campionato. Ecco, sono contento per il risultato di gruppo» . Da quando è entrato in squadra come padrone della fascia destra, sono venute due vittorie. Sarà una coincidenza, però… «Ma è sempre la squadra che ti aiuta a giocare bene. A Roma ho trovato un gruppo bellissimo che mi ha aiutato a inserirmi subito. Altrimenti non ci sarei mai riuscito. Ma la cosa che più conta è aver dimostrato all’allenatore che può fidarsi di me. Darò sempre il massimo per questa maglia» .
Sabatini qualche settimana fa ha confessato che Zeman non lo voleva, o meglio non lo considerava utile nel 4-3-3. Invece nel 3-4-2-1 (o 3-5-2) di Andreazzoli, Torosidis si è improvvisamente trasformato in un’arma preziosa. Difficilmente sbaglia i movimenti offensivi, prende pochi rischi nella fase difensiva, sa dosare le energie per fornire il meglio nella parte finale della partita: era successo con la Juve, è capitato ancora contro l’Atalanta. In una parola, è un calciatore esperto e affidabile che sta confermando il valore del curriculum: non si giocano 55 partite in nazionale e 20 in Champions League se non sei un valido professionista.
Fonte: Corriere Dello Sport