(P. Torri) – Sarà perché sono un inguaribile ottimista. Sarà perché mi piace da sempre andare controcorrente, bastian contrario dalla nascita. Sarà perché resto convinto che questa Roma, sì, questa Roma che ha fatto collezione di sconfitte e brutte figure, sia una squadra molto vicina a essere comunque una grande squadra, Totti, Lamela, Destro, Osvaldo, De Rossi, Pjanic, Marquinhos, Florenzi, Castan, Balzaretti, Bradley, Stekelenburg (ma, boemo, perché non ti piaceva proprio l’olandese?) costituiscono una base solida e di qualità per l’oggi e il domani, basta poco, un paio di acquisti giusti (un esterno basso e un centrocampista), per iniziare a prendersi le rivincite.
Sarà perché la Roma che ho applaudito contro la Fiorentina e il Milan(il 22 dicembre scorso, mica un secolo fa), è stata di gran lunga la più bella squadra vista giocare in questo campionato. Sarà che, nonostante tutto, il progetto continuo a vederlo, vincere giocando bene, meglio degli avversari, nelle regole, mai speculando. Sarà che il progetto lo vedo ancora di più fuori dal campo, lo stadio di proprietà non è mai stato così vicino e realizzabile. Sarà che, per carità, di errori ne sono stati fatti, ma a Trigoria continuo a credere ci sia intelligenza, competenza e indipendenza, tre qualità che, prima o dopo, porteranno la Roma a dama. A partire, tanto per confermarmi bastian contrario sino in fondo, da Franco Baldini e Walter Sabatini, due dirigenti che in questa loro avventura giallorossa hanno sicuramente commesso più di un errore, ma che sono uomini di calcio come pochi altri e che basta conoscere anche solo superficialmente per sapere che di questa Roma che non decolla sono i primi a soffrirne. (…)