Il direttore generale della Wada, David Howman, ha inoltre detto che «non c’è alcun motivo per cui il calcio, in tutto il mondo, non debba utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione». «La strada con cui può essere affrontato il problema è quella di fare molti più test, più controlli sul sangue, più profili di atleti, in modo da poter dire che non hanno alcun problema». «Loro non fanno test propriamente per l’Epo: facciamo un programma di qualità, in modo che possano dire ‘non abbiamo un problema perchè abbiamo controllato correttamente e completamente tuttò», ha spiegato Howman, che ha spiegato di aspettarsi che il numero di sport che utilizzano il passaporto biologico raddoppi da 25 a 50 entro la fine del 2013. Ma ha anche detto che l’aumento del numero di test, solo per una questione di numeri, è inutile. «Negli ultimi anni, troppo pochi campioni andati nei laboratori (per tutti gli sport) è stato analizzato per l’Epo», ha detto Howman. «Abbiamo avuto la situazione ridicola nel 2010 di soli 36 casi positivi di Epo. Nel 2011 erano 47. Una cosa che proprio non regge quando si analizzano 260.000 campioni nei laboratori». Quando sono stati presi in considerazione questi aspetto, uno dei motivi era che molti campioni non sono stati analizzati. «Molti paesi, in molti sport, hanno ritenuto di non aver avuto un problema con l’Epo, e quindi non lo hanno controllato. Questa situazione deve essere modificata», ha sottolineato Howman, secondo il quale, il nuovo codice Wada, che sarà confermato nel mese di novembre ed entrerà in funzione nel 2015, prevede di risolvere il problema. «La clausola che ora è legge è che tutti i campioni devono essere oggetto di analisi complete (test per tutti i farmaci della lista vietata) e se qualche sport vuole avere un elenco ridotto, per il quale vengono analizzati i campioni, deve venire da noi per l’approvazione», ha concluso.