(G. B. Olivero) – Ci sono un paio di scene della notte di Glasgow che danno l’esatta percezione dell’importanza di Mirko Vucinic nella Juve. Il gol non è una di queste scene. Ben più importanti sono due dialoghi del montenegrino: il primo con Lichtsteiner, su posizioni e movimenti da eseguire, il secondo con Conte, sulla gestione del pallone nella metà campo scozzese. Che Vucinic fosse il terzo regista della squadra (dove l’ordine è indicato dalla posizione in campo: il primo è Bonucci, il secondo Pirlo che naturalmente è anche il vero depositario delle tavole del gioco bianconero) era chiaro da tempo, ma in modo silenzioso Mirko si è anche ritagliato, probabilmente senza volerlo, un ruolo da leader. Se in campo c’è lui, i compagni si sentono più forti.
Riecco la Roma Da quando è alla Juve, Vucinic non ha mai segnato in tre partite consecutive. Dopo aver battuto la Fiorentina e il Celtic, il montenegrino spera di completare la settimana perfetta contro la Roma. Nello stadio in cui è diventato grande Mirko potrebbe dare una svolta al campionato bianconero (mantenere il vantaggio di cinque punti a due settimane dalla sfida di Napoli sarebbe probabilmente fondamentale) e un dispiacere ai suoi ex tifosi. Con la maglia della Juve, Vucinic ha segnato a Milan, Inter e Napoli, ma mai alla Roma. Per essere un attaccante ha fatto un numero appena sufficiente di reti (19 in 65 partite), ma molti sono stati simbolici: il gol scudetto, quello dell’importantissimo pareggio a Copenaghen, il primo del 5-0 a Firenze che chiuse la pareggite dello scorso anno, i due ai supplementari che per due stagioni di fila hanno condannato il Milan all’eliminazione dalla Coppa Italia. Contro la Roma, però, Vucinic ha segnato appena 2 reti col Lecce nel 2005. Tra l’altro non gioca contro i giallorossi all’Olimpico da un Roma-Lecce del 2006. Domani sera, perfino per un tipo freddo e distaccato come lui, non sarà una partita come le altre.
Fame di vittoria Quando ha lasciato Roma, molti tifosi giallorossi sembravano soddisfatti: «E’ bravo, certo, ma gioca una partita al mese, non è quasi mai decisivo, segna poco». Una serie di luoghi comuni che con la maglia bianconera Mirko ha cercato di sfatare. Non che gli interessi granché cosa pensa la gente, ma ci tiene a dimostrare di essere un campione. Questione di orgoglio. E di vittorie: a ottobre Vucinic avrà 30 anni e nella sua bacheca per adesso ci sono uno scudetto, due Coppe Italia e due Supercoppe italiane. Mirko ha fame di successi, si gode l’interessamento di club stranieri (in particolare inglesi), ma soprattutto la sua squadra in cui si diverte moltissimo a giocare. A Glasgow ha corso tanto, ha preso e dato botte, aperto spazi e segnato: è al centro del progetto e questa sensazione gli piace.
San Valentino Ieri Vucinic ha dedicato sui social network un pensiero alla moglie: «A Stefania, l’amore della mia vita: Buon San Valentino». Mirko ha anche postato il link di «A te», la canzone di Jovanotti. Stefania è la mamma di Aleksandar e Matija, i due figli che riempiono le giornate di Mirko perfino più degli allenamenti di Conte. Ma questo al tecnico della Juve è meglio non dirlo