(P. Archetti) – Il risultato è zemaniano, mentre l’anima della Roma non lo è più. Il boemo si sarebbe presentato nella bufera di neve con le gomme da asciutto per essere più veloce ma rischiare; capitò già a Parma, poi si lamentò del nubifragio che lo fece perdere 3-2. Aurelio Andreazzoli invece porta gli pneumatici invernali, secondo prudente logica, e sopra vi monta pure le catene. Sul 2-2, a metà ripresa, aumenta la dotazione protettiva, inserendo Perrotta per Marquinho: da 3-4-2-1 al 3-5-2 che sembra però troppo ancorato dietro. Non si fa in tempo a trascrivere in 5-3-2 che Torosidis, l’esterno destro, è nell’altra area a piazzare il botto decisivo.
La struttura della Roma non è più zemaniana anche se gli uomini sono quelli e talvolta si distraggono: sulle due reti atalantine ci sono troppe tenerezze di fronte al duro Livaja. Però in totale i nerazzurri hanno soltanto un’altra grande occasione, e su calcio d’angolo. Ecco la differenza tra la Roma antica e quella moderna.
I MOTIVI L’Atalanta non vince in casa dall’8 dicembre: 2-1 al Parma. Poi 1-1 con l’Udinese e il Cagliari, 0-1 con il Milan, 0-0 con il Catania, e ieri. Tifosi e commentatori nerazzurri avevano segnato con un cerchio rosso questo match: arriva la Roma con 4 sconfitte e un pari nelle ultime 5 trasferte. Viene la squadra che ha pigliato 12 gol nella serie appena descritta, 6 nelle ultime due uscite, la più recente con il nuovo allenatore. Vedrete che le reti fioccheranno, la sensazione. In parte è stata indovinata: tra reti e fiocchi, la nevicata non ha risparmiato nessuno. Campo bianco già a metà primo tempo, pallone rosso nella ripresa. Il problema per la gente di casa è che l’Atalanta non ha saputo proteggere la strepitosa corsa di Marko Livaja, doppietta in 44 minuti, lui che con la Roma aveva un conto aperto, vedi il palo tuonante preso qualche settimana fa, quando era nell’Inter. Al ragazzo croato forse mancava la neve, a Colantuono mancava la sua cattiveria davanti: limite del fuorigioco nel primo centro, corpo a corpo vinto su Torosidis con aggressività nel raddoppio. Non aveva mai esultato in A, non sarà l’ultima volta.
COMPRIMARI L’Atalanta paga troppo il congelamento di alcuni comprimari, anche figli del mercato invernale: Contini debutta e combina disastri (regala l’1-1 a Marquinho solo 4 minuti dopo il vantaggio, piglia un rosso giusto nel finale); Brivio e Raimondi rimpiazzano Bellini e Del Grosso però non sciolgono le fasce, Consigli lascia troppi dubbi su due reti, Biondini ansima e Denis collabora solo a tratti con il diciannovenne nuovo amico. Eppure l’Atalanta avrebbe tenuto il pari se non si fosse scoperta su un lancio prevedibile, nel 2-3. Il solo Bonaventura è l’elemento che può dare imprevedibilità, ma si affloscia nella seconda parte. I cambi di Colantuono, già poco felice nelle scelte iniziali, non aggiungono sale sul ghiaccio. Anche il 3-4-3 di chiusura viene respinto dai giallorossi e la sola notizia positiva è che dietro continuano a perdere.
ACCORGIMENTI Il migliore dall’altra parte è Pjanic, che ruota nelle posizioni di centrocampo e infila la punizione deliziosa del primo sorpasso (terzo sigillo in campionato). Andreazzoli, senza Totti e De Rossi, prima attacca con 5 pedine in linea perché gli esterni si incollano a Lamela-Osvaldo-Marquinho, poi chiude addirittura con Perrotta centravanti e serve pure lui, facendo espellere Contini. La Roma non vinceva in trasferta dal 2 dicembre, quando comandava Zeman. Ma non ha più quell’anima.