La caduta, il fischio, il boato del pubblico. “Arbitro ho preso il pallone”. Frattura pluriframmentaria e scomposta del perone, grave lesione legamentosa mediale del collo del piede sinistro, diastasi dell’ articolazione tibio-peroneale. E’ inquietante l’effetto che ancora fa a sette anni di distanza. Era il 19 febbraio del 2006. Faceva freddo, ma c’era il sole. Era un anno importante: la Roma prima della gara con l’Empoli aveva messo di seguito 9 importanti vittorie. Il record era a portata di mano, il mondiale ancor di più. Francesco doveva partecipare ad entrambi e tutto sembrava essere minacciato da un tremendo presagio. Da molte settimane si parlava dei calci che prendeva in campo. Erano tanti e lasciavano i segni. Facevano male e i lividi ritratti nelle foto che finivano sui giornali lo dimostravano. Un tiro al bersaglio, anche se questo si chiamava Francesco Totti. Forse il destino aveva già deciso: quella maledetta domenica avvenne allora il delitto perfetto. Richard Vanigli arriva da dietro. Non sembra neanche un entrata cattiva, ma Francesco viene trascinato giù, verso quell’oblio dal quale pochi calciatori riescono ad uscire. La questione è grave e lui se ne accorge. Non sente più il piede, ma ancora peggio non si sente una mosca volare all’Olimpico. Il silenzio. Francesco Totti, il Capitano, si è infortunato e si è fatto male per davvero questa volta. Addio mondiale, addio record. Maledetto Vanigli, maledetto destino. Non doveva andare così. Francesco doveva far parte di quel record e magari alzare la coppa del Mondo. Se ce lo avessero detto 7 anni fa nessuno ci avrebbe creduto e allora via. Proviamoci. Prima l’operazione di Mariani, le tante visite in ospedale, le foto e la gamba ferma. “Francesco ti voglio al mondiale” dice Lippi. Nel frattempo le 11 vittorie consecutive arrivano e lui è li in panchina, presente, come sempre. Si alza ed esulta. E allora si, proviamoci. Arrivano gli allenamenti sulla sabbia e granello dopo granello il rientro si avvicina. Nessuno ci avrebbe creduto e forse per questo oggi Francesco Totti è ad un gol da Nordhal. Perché è sempre il primo a crederci, anche e sopratutto quando la gamba fa crack. E allora arrivano gli assist, il rigore contro l’Australia, la finale con la Francia. Dall’infortunio alla coppa del mondo. Tutto in appena 4 mesi. La placca è ormai diventata un amica di vecchia data. Sta li, in silenzio. E come noi lo fa ai piedi di Francesco Totti. Sono passati 7 anni, il ricordo è quasi svanito. Anche quello passa, come gli anni, ma non come Totti. Il re che non è morto e non lo è mai stato.
Flavio Festuccia