Dalla Nafta Mosca al Raptor Accelerator. Dall’anno 2004 al 2011 la Roma è stata oggetto di desiderio di tanti ricchi stranieri. Dal passo indietro di Franco Sensi in favore della figlia Rosella, la società giallorossa ha ottenuto ottimi risultati sportivi, ma spesso le vicende economiche e finanziarie hanno destato più interesse di quanto la squadra ottenesse in campo.
Sotto ancora la guida tecnica di Fabio Capello, il primo ad interessarsi per rilevare la quota di maggioranza del pacchetto azionario romanista fu Sulejman Kerimov, proprietario della Nafta Mosca e azionista delle maggiori industrie produttrici di gas in Russia. Kerimov si interessò alla Roma su suggerimento dell’amico Abramovich, divenuto qualche anno prima numero uno del Chelsea. Il gruppo ItalPetroli di proprietà dei Sensi era già esposto per quasi 400 milioni di euro con le banche e i russi ne misero quasi 300 sul piatto, con la presidenza onoraria per Franco Sensi. La trattativa però non piacque ai vertici politici italiani e furoni vari i colloqui tra i Sensi e l’allora sottosegretario alla presidenza del Consigli dei Ministri Gianni Letta. Il 29 febbraio 2004 a Trigoria piombò la Guardia di Finanza in cerca di documenti su plusvalenze e operazioni irregolari. I russi ne presero atto e se ne tornarono nel proprio paese. Oggi Kerimov è il presidente dell’Anzhi, squadra dal budget illimitato che paga 20 milioni di stipendio annuo a Samuel Eto’o.
Chiusa la pista russa, nel 2008 fu George Soros ad avvicinarsi all’acquisto della Roma: la sua esorbitante offerta da 283 milioni ingolosì non poco i vertici giallorossi. Il 18 aprile sembrano mancare solo le firme, quando un misterioso quanto per sempre sconosciuto gruppo arabo offre 420 milioni. I manager di Soros, tra cui l’attuale vice-presidente della Roma Joe Tacopina, risposero “Grazie e arrivederci” e chiusero lì la trattativa. Il gruppo arabo ancor oggi non è pervenuto e l’ “occhiuta rapina” (cit. Pippo Marra) non si concretizzò. Inutili i tentativi di Unicredit per riallacciare il rapporto col magnate americano.
La primavera del 2009 ebbe il suo protagonista principale in Vinicio Fioranelli: l’ex agente di vari calciatori, con il ricco tedesco Flick alle spalle, tenta la scalata della Roma. Intense giornate di contatti e rincorse portano all’ennesimo nulla di fatto. Anzi no. Aggiotaggio, ricettazione e associazione per delinquere transnazionale le accuse mosse verso Fioranelli e il gruppo di imprenditori che lo seguiva, con l’agente che ha patteggiato un anno e otto mesi di reclusione oltre ad una multa di 20 mila euro.
Russi, americani, arabi e tedeschi. Alla fiera degli offerenti manca solo un egiziano, Naguib Sawiris, proprietario della Wind e magnate delle comunicazioni. In prima persona trattò con Rosella Sensi nel 2010, ma UniCredit rifiutò il suo ingresso. Sawiris però non desistette del tutto e quando UniCredit cercò acquirenti per la Roma tornò in pista: era uno dei nomi inseriti nella “short list” redatta dall’istituto di credito di Piazza Cordusio in cui figuravano anche il fondo Aabar e Giampaolo Angelucci (a proposito: martedì 12 febbraio di quest’anno Angelucci è stato condannato a tre anni e sei mesi di reclusione dal Tribunale di Bari per una presunta tangente pagata al deputato PdL Raffaele Fitto). Anche in questo caso Sawiris non venne scelto e dalla lista uscì vincitore il gruppo di Boston rappresentato da Thomas Di Benedetto.
Il 16 aprile 2011, al termine di un’estenuante trattativa, il pacchetto di maggioranza (67% delle azioni) passò in mano alla Neep Holding Roma, società costituita ad hoc tra la cordata americana e la stessa UniCredit. Di Benedetto venne eletto presidente, carica passata a James Pallotta il 27 agosto 2012, proprietario del fondo Raptor Accelerator. Lo scorso anno l’holding ha aumentato la quota di azioni in possesso attraverso un’offerta pubblica di acquisto di azioni (detta Opa in gergo economico) con cui ne ha acquisite altre dal mercato libero ad un prezzo pari a 0,6781 € ad azione: la Neep è salita così quasi al 78% ed oggi è saldamente il socio di maggioranza della Roma.
Oggi una nuova cordata araba entra in scena per acquistare quote della società giallorossa. Un tentativo senza costrutto o nuovi fondi da mettere in campo?
Daniele Luciani
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