Tira una brutta aria a Roma: una cinquantina di tifosi contestano la dirigenza a Trigoria. Inviti a Baldini, Sabatini e Baldissoni ad andarsene, cori a favore di Zeman. Striscioni e bandiere sono state esposti davanti all’ingresso del centro sportivo presidiato dalle forze dell’ordine. Tra gli striscioni esposti alcuni recitano “As Roma libera!”, “Yankee go home”, “Fuori i laziali da Trigoria”, “ostaggio di un comitato d’affari”, “Unicredit molla la nostra Roma” e infine “La nostra Roma non si U.S.A”. Nel frattempo Andreazzoli presenta la sfida con la Sampdoria e parla subito chiaro: “Non chiedo tempo, tempo non ce n’è”.
PAROLA DI ANDREAZZOLI — “C’è emozione senz’altro, mi è stata affidata una cosa grande. Non ho avuto comunque tempo da dedicare all’emozione, la scelta decisiva è stato il gruppo di lavoro con me, con cui ho fissato obiettivi e comportamenti. Ci ritroviamo a fare un cumulo di lavoro enorme, che non si vede ma è lì. Sappiamo cosa e come vogliamo fare. Da domenica scorsa abbiamo posto le basi per poi fruire del lavoro nel tempo, ma a breve termine. Non chiedo tempo, tempo non ce n’è. Siamo fiduciosi, c’è un vagone pieno di roba. Di obiettivi primari ne abbiamo molti, ma della classifica non parlo. Credo innanzitutto che la squadra abbia bisogno di rigenerarsi, di ritrovare la fiducia e sentimenti che si sono sopiti nel tempo”.
VOGLIA DI VINCERE — “In questi 8 anni li ho visti decollare e precipitare. Visto che so i motivi che ci hanno fatto cadere, vogliamo lavorare su questo. L’ambizione, la voglia di vincere, non sono solo slogan. Devo ritrovare un humus che mi porti in quella direzione, ho preso i collaboratori che hanno le caratteristiche giuste. Tutti insieme dobbiamo far tornare quel sentimento che è indeciso: se uno non soffre come soffrono tutti i tifosi, gli amanti della Roma, non possiamo mai arrivare a dama. Se risvegliamo questi due sentimenti, otteniamo già un grosso risultato”.
EREDITÀ — “I calciatori devono essere messi nelle condizioni di dare il meglio che hanno. Non sento l’eredità di Zeman, ma dobbiamo sfruttare ciò che ci ha lasciato come patrimonio. I ragazzi hanno chiarissimo in mente la sua eredità, sia sotto l’aspetto tattico che morale, rivolto soprattutto all’accettazione della fatica”. Sul modulo: “Io sceglierò undici calciatori, cercherò di metterli in campo sfruttando le loro caratteristiche migliori. Non è un problema di numeri o di collocazione, sono le caratteristiche dei calciatori che determinano il modulo. Se io avessi un solo sistema, sarei condizionato e ci sarebbe una sorta di ingabbiamento”.
DE ROSSI GUIDA — “Torno a lavorare da allenatore. Torno… Hanno scritto che da 17 anni faccio il secondo, non so da dove sia uscito. Ho lavorato da primo per 20 anni, poi per 10 anni sono stato un secondo. La societá mi ha affidato un compito e quando mi parlerá delle idee per il futuro io ne prenderò atto. Mi piacerebbe essere l’allenatore della Roma tra 3 anni per vincere lo scudetto che questa squadra merita, ma sono un uomo della societá e se mi si chiederà un passo indietro, lo farò”. Su De Rossi le idee sono chiarissime: “Il suo ruolo sarà per noi di uomo guida, giocherà tutte le partite che ci saranno da qui alla fine dell’anno se lo meriterà, altrimenti sarà trattato come tutti gli altri. Sarà un esempio da esportare nel mondo”. Stesso discorso per Stekelenburg, che tornerà titolare tra i pali “ma solo se giocherà bene, altrimenti toccherà ad un altro”.
REGOLE PER TUTTI — “Abbiamo poche regole, ma ferree. Innanzitutto c’è una regola del buon senso. Abbiamo un gruppo educato, ma lo educheremo anche meglio. Non voglio controllare l’incontrollabile, ma ci sono delle situazioni indiscutibili: gli orari, l’educazione, la confusione sono i capitoli generali, le regole sulle quali non si transige per nessuno, piccoli e grandi, esperti e non. Ho due icone nello spogliatoio, Totti e De Rossi: loro due sono quelli che devono rispettare le regole più degli altri, dare l’esempio e muovere le chiappe prima degli altri. Sono dei monumenti, non li voglio radere al suolo ma innalzare: se li metto lassù, quelli che sono sotto salgono, se li abbasso, gli altri restano compressi. A loro do dei privilegi di questo tipo ma non nei comportamenti”.
ENERGIA — “La societá ha messo a disposizione una squadra forte. Anzi, due squadre forti. Voglio trasmettere la mia energia ai ragazzi, dobbiamo renderci conto che i principali protagonisti sono i calciatori. Vanno amati, non osteggiati o offesi. Ovviamente, i giocatori devono dare risposte. Noi gliele faremo dare. In questa settimana di lavoro abbiamo riempito il carro con fatica, ora si tratta di spingerlo con l’aiuto di tutti”.
BALDINI — In apertura di conferenza puntuale l’intervento di Baldini: “La mia presenza qui, oltre che per introdurre Andreazzoli e lo staff, è per ringraziare mister Zeman per il lavoro e la dedizione in questi mesi. Quando le cose non vanno nel modo sperato, le responsabilità sono da dividere. E qualsiasi sia la percentuale da attribuire alla società, il senso del cambio è quello di poter fare qualcosa per una dignità diversa da qui a fine campionato, per terminare nel migliore dei modi la stagione ed eventualmente gettare le basi per le prossime. E’ chiaro che la soluzione che si offre più facilmente è quella di un cambio della gestione tecnica. In Andreazzoli, che è stato scelto un anno fa, abbiamo trovato una risorsa per la società tanto che l’anno scorso gli abbiamo proposto un contratto di 5 anni, pensando che lui potesse essere la memoria della Roma. Può conservare ciò che i suoi predecessori hanno fatto: Spalletti, Ranieri, Montella, Luis Enrique e Zeman. Rappresenta un soluzione temporanea, sperando che possa essere definitiva”.
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Fonte: gazzetta.it