(P. Ziliani) – Se qualcuno si stracciale vesti indignato per il protrarsi del caso Is Arenas (lo stadio dove gioca, o dovrebbe giocare, il Cagliari: a tutt’oggi non si sa dove si disputerà la partita di domenica, ore 15, contro il Milan), vuol dire che non è mai stato al San Paolo di Napoli, o al Barbera di Palermo, o al Meazza di San Siro, o al Dall’Ara di Bologna. Perché in confronto a quel che succede lì – e nella quasi totalità degli stadi italiani -, le beghe legali di Is Arenas sono roba da Lions Club, bagattelle da Rotary. Dirlo non è bello: ma proprio noi che ci siamo appuntati sul petto per una vita il distintivo di “campionato più bello del mondo”, ora ci presentiamo agli occhi del mondo con le pezze al culo.
E il fatto che un solo club (la Juventus) possegga uno stadio suo degno di chiamarsi stadio, non la dice tutta: se ci guardiamo in giro, c’è da vergognarsi. Avete voglia di farvi un viaggetto panoramico in stile Jurassic Park? Allacciate le cinture. Al San Paolo di Napoli si vedono spesso gatti in tribuna perché nell’anello a livello del campo, dove c’è la casa del custode – indagato tempo fa perché nascondeva un arsenale di petardi & affini – c’erano i topi. E lo stadio letteralmente cade a pezzi. Inviati stranieri, nella scorsa Champions League, sono saliti su ascensori nei quali pioveva e una volta in tribuna-stampa hanno chiesto invano due cose: dove fosse lo shop per acquistare i gadget del Napoli Calcio (non esiste) e dove fossero i servizi (non ci sono, bisogna riprendere l’ascensore, aprire l’ombrello e scendere). Al Renzo Barbera di Palermo (ex Favorita) il bar della tribuna centrale è chiuso da tempo perché il proprietario è stato incriminato per reati gravi: e la toilette della tribuna a fine partita è impraticabile. Come si dice, se la conosci la eviti.
All’Olimpico di Roma si parla da anni di siringhe ritrovate nei bagni delle curve e di prostitute che la domenica (o il sabato se c’è l’anticipo) visi recano a svolgere i loro extra di fine settimana. Al Ferraris di Genova sono stati visti, e inquadrati in mondovisione, topi che si aggirano indisturbati, a partita in corso, a bordo campo: fra poco avranno al collo regolare accredito. Al Meazza di Milano ogni volta che piove l’acqua si rovescia in tribuna-stampa: per non parlare di tutto quel che entra nelle curve – un po’ come a Roma -: petardi, bombe carta e persino motorini (il 6 maggio 2001, durante Inter-Atalanta, alcuni tifosi lanciarono uno scooter nell’anello sottostante: il campo venne squalificato per 2 giornate e l’Inter multata di 30 milioni di lire). Al. DALL’ARA di Bologna, che con un eufemismo potremmo definire vetusto, recentemente è crollato un cornicione di un ingresso: per fortuna non era domenica, sennò ci scappava il morto. Negli stadi di Udine e di Bari un certo comfort a dire il vero non mancherebbe: peccato che per vedere la partita in curva sia necessario un binocolo. Altrimenti non resta che attaccarsi alla radiolina e ascoltare Tutto il calcio minuto per minuto. Come nei mitici Anni 60. Il nostro calcio è ridotto così.
Come dicevamo, solo oggi la Commissione di Vigilanza renderà noto se Cagliari-Milan, in programma domenica alle ore 15, potrà disputarsi allo stadio di Is Arenas (a Quartu Sant’Elena: unico stadio della Sardegna classificato di Categoria 3, e cioè atto a ospitare manifestazioni Uefa) dopo che Prefetto e Comitato per la Sicurezza hanno posto il veto per via del problema, irrisolto, della via Olimpia (in soldoni: mancano due cancelli, il Cagliari li monterebbe a spese sue ma l’autorizzazione del Comune non arriva per via di un’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto alcuni funzionari pubblici. “E dire che ho appena speso 1 milione e 800 mila euro per un impianto di video-sorveglianza capace di tenere sotto controllo tutti e 16.000 i posti”, piagnucola Celino, presidente del Cagliari).
Fra poco i bookmaker inglesi cominceranno a quotare, oltre al risultato, anche lo stadio in cui si giocheranno le partite del Cagliari: ogni volta una sorpresa! Il Cagliari ha già perso una gara a tavolino (0-3 contro la Roma, che per una volta non ha preso gol) dopo che Cellino, 24 ore prima del match che doveva disputarsi a porte chiuse per motivi di sicurezza, aveva invitato i tifosi – con un comunicato ufficiale diffuso via web – a recarsi tranquillamente allo stadio. Ancora: a fine 2012 la partita con la Juventus – in cartellone venerdì 21 dicembre – venne dirottata a Parma stante l’incertezza aleggiante sul nulla osta per Is Arenas. E anche se pochi lo sanno, a decidere quel giorno fu tale Marco Bogarelli, presidente di Infront, la società che si occupa (anche) della produzione televisiva delle partite di Serie A. Poiché alle ore 13 di mercoledì 19 dicembre non ci sarebbe stato più tempo per spedire le “truppe” in Sardegna, Bogarelli decise: si gioca a Parma. E così fu.