(U.Trani) – Dialogo, equilibrio, allegria, entusiasmo, umiltà, sacrificio, semplicità, convinzione e soprattutto normalità. Sentiremo ancora questi termini. Dal nuovo allenatore e dai giocatori della Roma. Per spiegare la ripartenza del gruppo giallorosso dopo l’addio di Zeman, esonerato il 2 febbraio. Parole che vengono accompagnate dai fatti. Due vittorie di fila, all’Olimpico contro i campioni d’Italia della Juve e sul campo scivoloso e ostico di Bergamo contro l’Atalanta. Due successi, una squadra. Non solo il gesto del singolo, come la rete di Totti a Buffon. Domenica il capitano non c’era. I 3 punti si prendono con undici calciatori, anzi quattordici, come si è visto dalle sostituzioni mirate di Andreazzoli. Anche togliendo gli attaccanti e senza arrossire per portare il risultato a Trigoria. Quello che vogliono tutti, a cominciare dalla proprietà e dalla tifoseria. Per tornare in Europa.
LA PIACEVOLE SORPRESA – «Perchè non provarci prima?» si chiede adesso Perrotta, l’unico campione del mondo in campo sul terreno innevato di Bergamo. Il centrocampista conosce il tecnico di Massa da anni. «Parla spesso con tutti noi, ci presenta davanti al video più volte gli avversari che lui studia a lungo e lavora in campo per spiegarci le sue idee. E’ insomma un tecnico a trecentosessanta gradi che sta facendo bene, perché è riuscito a ricreare l’entusiasmo che si era perso» chiarisce Perrotta che dà forza al nuovo corso.
IL PARERE DEI GIOCATORI – L’allenatore ha scelto un via. Cioè un sistema di gioco: il 3-4-2-1. Ma, prima di decidere, si è confrontato con il gruppo. Lo fa spesso. Un esempio: tornando da Bergamo si è seduto accanto a Burdisso, capitano contro l’Atalanta, per discutere i movimenti con cui rendere efficace la fase difensiva. La linea a tre (solo una volta con Zeman, a Firenze, in Coppa Italia), ma anche due terzini che giocano alti, Balzaretti e soprattutto Torosidis che ha personalità e la sta trasmettendo ai compagni. E Pjanic a comandare il gioco e rubare palloni. Con il bosniaco, spesso accantonato dal boemo, ora al centro del pianeta Andreazzoli la Roma sta riscoprendo se stessa, la sua qualità. Davanti, in attesa del rientro di Totti (e più avanti di Destro), comunque tre giocatori offensivi: Osvaldo, Lamela e Marquinho, rilanciato come Stekelenburg in porta. L’ingresso in corsa, per garantire fisicità e fiato alla Roma, di Perrotta, Florenzi e Tachtsidis a Bergamo conferma la disponibilità di Andreazzoli a correggere l’assetto di partenza, passando al pratico 3-5-2. Per dare certezze alla squadra e non correre rischi.
GLI OBIETTIVI – «Se non andiamo in Europa sarebbe un fallimento totale» ammette Perrotta. «All’interno di un gruppo di lavoro deve scoccare la scintilla. E nascere quella chimica senza la quale le cose non funzionano. Ora c’è, con Zeman è mancata» sospira Andreazzoli. «Io mi diverto, vediamo come finirà la stagione. Godo a fare questo lavoro e non sento la pressione: conosco il mio ruolo di uomo della società».