(Il Messaggero) Ecco uno stralcio di uno studio di Aurelio Andreazzoli («La difesa a zona sulle palle inattive») pubblicato nel maggio del 2000 dalla rivista ufficiale del Settore Tecnico della Figc, con 27 pagine di testo e schemi legati ad ogni tipo di situazione di palla da fermo.
«La profondità del gioco, che teoricamente ha come obiettivo la linea di fondo in una azione manovrata, è ormai, nelle migliori delle ipotesi, ridotta agli ultimi 20–30 metri ed è a questo livello di campo che si assiste al passaggio da quello che è considerato “fallo tattico” di metà campo (favorevole a chi difende) a quello “necessario” (favorevole a chi attacca). La velocità del gioco dovuta alla pressione sulla palla e agli spazi ristretti, il tentativo sempre più comune di evitare la manovra per guadagnare più velocemente profondità e andare alla ricerca dei rimbalzi, i rimbalzi stessi che aumentano il numero dei contatti fra i calciatori, il regolamento che finalmente dovrebbe tendere a salvaguardare chi ha il possesso di palla dal gioco duro fanno si che siano numerose le occasioni da gioco fermo che si possono tentare di sfruttare. Le conseguenze logiche di tutto questo sono: una maggiore ricerca di specializzazione per quanto riguarda l’esecuzione individuale che in taluni casi, ormai sempre più frequenti, ha come risultanza una rilevante percentuale di successo; l’organizzazione da parte dell’allenatore di giocate che coinvolgano gran parte della squadra in azioni concertate che traducano le componenti spazio, tempo, ritmo, esecuzione tecnica in fattore sorpresa.
TECNICA E PSICOLOGIA
Nella mia esperienza diretta sono sempre stato affascinato (talvolta premiato) dall’ideare e poi tentare di concretizzare situazioni che originano da palla ferma e sempre, nel perseguire l’idea, ho cercato di rivolgere lo studio verso il tentativo di sfruttare i comportamenti e gli atteggiamenti degli avversari con l’obiettivo di portali a mio favore. I blocchi, i veli, le esche, i movimenti falsi, i richiami… sono tutti termini che indicano mezzi usati per tentare di trarre in inganno e condizionare negativamente il comportamento di chi già sta subendo una situazione di pericolo. Sono totalmente opposti l’aspetto psicologico e la spinta motivazionale fra chi agisce per raggiungere un grande premio, anche di carattere individuale, e chi invece avrà come massimo risultato un “salvataggio”».