(S.Carina) Per Adnan Adel Aref Qaddumi Al Shtewi è divenuta oramai una questione d’onore. La Roma gli ha imposto una dead line (14 marzo) entro la quale dovrà versare la somma pattuita nell’accordo preliminare siglato con James Pallotta. Lo sceicco è convinto di onorare l’impegno, «altrimenti sarei un pazzo» ha ribadito anche ieri. Ed è per questo motivo che ha deciso di prendere nelle ultime ore le distanze da quello che per qualche giorno è stato il suo portavoce: il giornalista Luigi Moncalvo, ex direttore de «La Padania».
LA SMENTITA – «Smentisco qualsiasi comunicazione fatta a mio nome sul presidente Pallotta, su Unicredit, sulla società e sulla squadra. La persona che ha parlato non è il mio portavoce e non condivido nulla di quanto è stato detto. Non ci saranno ulteriori comunicazioni», le sue parole all’Ansa. Per un certo verso inevitabili, visto che le dichiarazioni di Moncalvo avevano a dir poco indispettito il club giallorosso che aveva deciso di non replicare al giornalista proprio perché aspettava che a farlo fosse Al Qaddumi.
PREOCCUPAZIONI E DUBBI – Sono ore tese e agitate per lo sceicco che è visibilmente scosso non tanto per le indagini della Consob e della Procura sulla vicenda ma soprattutto per le ripercussioni che la questione sta avendo sulla sua famiglia. Ieri era sconcertato dal fatto che alcuni media italiani si siano mossi addirittura in Giordania per contattare l’anziana madre. Tuttavia i dubbi rimangono. Oltre ai debiti pregressi – che lui nega di avere – e affari saltati in extremis, la nuova scossa sulla credibilità di Al Qaddumi arriva dall’istituto Don Orione di Bergamo: «A parole era pronto a finanziarci per beneficenza – spiega Dario Perico, direttore amministrativo – Diceva di essere pronto a sborsare, nell’ottobre 2011, 5-10 milioni di euro. Ci fece vedere anche la fotocopia di un estratto conto con la quale voleva dimostrare di avere in deposito al Credit Suisse la bellezza di 23 miliardi di dollari. Una cifra spaventosa, superiore di un miliardo a quella del sultano del Brunei. Per farla breve, noi non abbiamo visto un euro».