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IL MESSAGGERO Pjanic, il regista della rinascita

Pjanic

(M. Ferretti) – E pensare che, dopo una manciata di giornate di campionato, Miralem Pjanic, l’erede al trono, era diventato un problema della Roma. O meglio, il problema della Roma di Zdenek Zeman. Colpa della sua bravura, forse, che gli impediva – senza responsabilità – di trovare una collocazione stabile.
Prima intermedio, ma lontano da Francesco Totti, poi panchinaro quindi attaccante di destra: ecco il cammino tattico del bosniaco con il boemo alla guida della squadra giallorossa.
Cacciato Zeman e promosso Aurelio Andreazzoli, Miralem è stato piazzato in cabina di regia, da lì non è stato più spostato e lì si trova a meraviglia, dando un’interpretazione personalissima del ruolo.

UN ARTISTA – Vederlo danzare palla al piede domenica sul campo innevato di Bergamo, ha scomodato paragoni illustri e, cosa più importante, ha convinto anche coloro che finora non si erano (colpevolmente) accorti del suo straordinario talento. Un giocatore dalla classe purissima e, per questo, in grado di fare bene in ogni angolo del campo. Perché, si sa, là dov’è l’arte nulla è impossibile…
Tra un mese abbondante, Mira compirà 23 anni: è nato il 2 aprile come Giacomo Casanova e come il famoso veneziano ha sedotto la gente che ha una Lupa tatuata sul cuore, mettendo in campo – oltre alle qualità tecniche – personalità e senso di appartenenza.
Il tipo è sveglio: ormai parla fluentemente l’italiano, oltre ad altre sei lingue; all’interno dello spogliatoio si muove da leader; i compagni di squadra lo stimano e lo rispettano perché raramente sbaglia un ragionamento, dando sempre la sensazione di aver centrato il problema. Ci sta con la fede, insomma, oltre che con la testa e i piedi.

IL RUOLO – Nella Roma targata Andreazzoli, Pjanic ha il compito di gestire la costruzione della manovra. È colui che, piazzato davanti alla linea di difesa, avvia l’azione e che, non di rado, si trova anche a rifinirla. Se Totti è il regista d’attacco, Miralem è il regista della rinascita giallorossa, quella che con due vittorie di fila contro Juventus e Atalanta ha rilanciato la Roma, alla disperata caccia di punti e di autostima nel post Zeman. Una novità per critica e tifosi; una non novità per il diretto interessato, impiegato stabilmente in quel ruolo nella sua Nazionale.

IL FUTURO – Con tre passaporti in tasca (bosniaco, francese e lussemburghese), Miralem potrebbe tranquillamente girare ogni angolo del mondo, ma la Roma l’ha bloccato a Trigoria fino al 30 giugno del 2015 investendo in stipendi 16 milioni di euro lordi, bonus esclusi. Lui, però, piace ad un sacco di (grandi) club d’Europa che già nell’estate passata hanno provato (invano) a convincerlo a mollare l’Italia: facile prevedere, perciò, che su Pjanic nei prossimi mesi si scateneranno ancora le attenzioni di chi non bada a spese.
Dovrà essere bravo il management del presidente James Pallotta a non fargli venire (a lui e al suo agente) la voglia di cambiare aria. Miralem sembra destinato a recitare un ruolo importante nel calcio dei prossimi anni e, allora, perché non farlo a Roma?

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