(U.Trani) «La squadra è forte e la stagione non finirà così». La frase è del direttore sportivo, l’uomo che ha disegnato e scolpito il gruppo ottavo in classifica e che è uscito allo scoperto dopo l’esonero di Zdenek Zeman.Oggi, più di prima, è la Roma di Walter Sabatini. Domani non si sa. Ma adesso comanda il ds, con il vento in poppa, perché a soffiare nelle vele, c’è il presidente James Pallotta. Sabatini, dopo aver messo alla porta il boemo già nella conferenza stampa di lunedì a Trigoria consegnandone la testa ai giocatori, ha preso in mano la situazione. Scegliendo Aurelio Andreazzoli, suo uomo di fiducia nello spogliatoio, per dare un senso all’annata: ieri mattina lo ha convocato nel suo ufficio a Trigoria per indicargli la via da seguire. Il rapporto tra i due si è consolidato durante la gestione di Luis Enrique. Walter gli chiese di supportare l’asturiano. Ora ritiene che l’ex collaboratore di Spalletti, affiancato da Roberto Muzzi (41 anni, guida i giovanissimi classe ’99), possa essere la persona giusta per dialogare con i calciatori: è legato ai capitani Totti e De Rossi e in sintonia con i senatori Perrotta e Taddei. Accanto a lui tutti gli uomini del ds, dal preparatore atletico Chinnici a quello dei portieri Nanni. E il tattico Beccaccioli che per lui studia anche i giocatori da acquistare.
GLI AMERICANI
Sabato Pallotta, in una conference call, ha confermato i pieni poteri agli attuali dirigenti. Il bostoniano, nei giorni della crisi, si era tenuto in contatto con il suo management. Via email.«Se voi mi dite che la squadra è competitiva, io vi credo», la sintesi del pensiero del presidente che pretende almeno la partecipazione alla prossima Europa League e a fine stagione dovrà tirare le somme. Sabatini non si discute, anzi gli è stato proposto il rinnovo del contratto e ha avuto più potere dalla fine della scorsa stagione: i suoi uomini sono stati tutti confermati e qualcuno promosso. E si è portato dentro Trigoria anche qualche sponda in più.
UN UOMO IN BILICO
Lo stesso non si può dire di Franco Baldini. Il dg, nell’estate scorsa, ebbe un’investitura dal presidente: «Tu sei la Roma». A parole. Nei fatti aveva però perso tre uomini: l’allenatore Luis Enrique, il preparatore dei portieri Tancredi e il responsabile della comunicazione Lo Monaco. Solo il dottor Gemignani, responsabile dello staff medico, è rimasto, l’unico tra le sue scelte iniziali. Poco per aver peso in società e con la squadra. Due giorni fa non si è dimesso. Anzi, parlando con Pallotta, ha chiarito che il suo impegno aumenta. Per gestire la crisi e provare a ripartire. Già oggi parlerà alla squadra per responsabilizzarla. A fine stagione, però, non è detto che resti. Potrebbe essere lui a chiamarsi fuori. La presenza diItalo Zanzi, il ceo imposto dalla proprietà, può diventare decisiva per l’addio.
IL RUOLO DI UNICREDIT
I vertici dell’istituto di credito, per ora, non intervengono. Seguono con preoccupazione il nuovo fallimento che riguarda il management e non solo l’aspetto tecnico. Daranno il loro parere alla fine della stagione. E, se sarà il caso, potrebbero chiedere stavolta di cambiare dirigenti più che giocatori. Oggi la Banca si confronta con l’ad Claudio Fenucci che, però, non è certo di restare. UniCredit non ha mai interrotto il rapporto con Giampaolo Montali, traghettatore del club dei Sensi prima dello sbarco dei bostoniani. In ballo anchePietro Leonardi, oggi al Parma.
IL NUOVO TECNICO
Scegliere l’allenatore del futuro oggi è l’ultimo problema. «Temporaneamente» si legge sul comunicato della società che annuncia l’incarico ad Andreazzoli. Perché non si sa mai quello che può accadere. Baldini e Sabatini si augurano di chiudere la stagione con il tecnico di casa. Senza dover ricorrere al romanista in panchina, tipo Giannini, Rocca o Panucci(contattato), suggerimento arrivato ai dirigenti. Da qui a giugno, però, bisogna prenderne uno per tornare in Champions. Il preferito resta Allegri, ma Galliani avverte: «Il contratto con il Milan scade nel 2014». Da non scartare Ancelotti. E Blanc.