(C. Zucchelli) – La prima trasferta di Aurelio Andreazzoli come allenatore della Roma, le prime novità. Il tecnico giallorosso, che ha viaggiato con la squadra in charter sia all’andata sia al ritorno (decisione della società, si valuterà di volta in volta se proseguire così o se invece scegliere di nuovo voli di linea), ha impostato le ore in albergo prima della partita secondo quelle abitudini che ritiene più opportune dopo aver visto all’opera, come primi allenatori, Spalletti, Montella e Luis Enrique.
Proprio dal tecnico asturiano ha ripreso la regola del «fare colazione tutti insieme». Con Zeman la squadra era invitata a scendere al ristorante tra le 9 e le 9.30 e ognuno faceva come voleva: chi prima chi dopo, chi da solo e chi con i compagni. Andreazzoli invece a Genova ha fissato la colazione alle 9.30 tutti insieme, proprio come si faceva la scorsa stagione col tecnico asturiano. I calciatori sono stati puntuali: nessun ritardatario, massima precisione.
Un’altra differenza rispetto alla gestione tecnica precedente riguarda le riunioni: Zeman ne faceva una in albergo e poi dava la formazione ai giocatori direttamente allo stadio. A Trigoria, quando la squadra era in ritiro in casa (regola che dovrebbe mantenere anche Andreazzoli) succedeva lo stesso. Soltanto a Firenze in Coppa Italia, vista l’eccezionalità del cambio di modulo (difesa a 3), Zeman aveva parlato prima coi giocatori. Il perché lo aveva spiegato De Rossi al termine: «Ci ha dato tempo per parlarne tra di noi e poi con lui visto che era una novità assoluta». Andreazzoli fa diversamente: riunione tecnica prima di pranzo in cui vengono mostrati video e schemi, annuncio della formazione sempre in hotel prima di partire per lo stadio. Un ritorno al passato molto gradito dai calciatori che così hanno più tempo per poter chiarire col tecnico, eventualmente, dubbi e perplessità.
Altre regole particolari, a Trigoria, Andreazzoli non ne ha messe. Vuole che i giocatori entrino in campo insieme e vuole che alle riunioni tecniche partecipino anche gli infortunati. Destro, ad esempio, la settimana scorsa si è accomodato in panchina a vedere i compagni in campo a provare schemi ed esercitazioni tattiche e la mente è corsa a quando, un anno fa, lo faceva anche Lamela mentre recuperava dall’infortunio alla caviglia sinistra. Non solo: Andreazzoli vuole che i giocatori si parlino molto in campo (non a caso Stekelenburg sta prendendo lezioni di italiano, piuttosto intense) e vuole che parlino molto anche con lui. Per questo, e vivendo a Trigoria è facilitato, esorta i calciatori al dialogo per chiarire tutto. Vuole che lo facciano i titolari, ma vuole che lo facciano soprattutto quelli che giocano meno. Non a caso tra i primi con cui ha parlato c’è stato Goicoechea a cui ha spiegato, con chiarezza, che il titolare per lui era ed è Stekelenburg.