(G.Giubilo) – Soltanto la terza tappa di questo ennesimo spezzatino imposto dalle televisioni, che del resto pagano, ma è l’evento più atteso.
Quando si affrontano Roma e Juventus, si è sempre lontani dall’ordinaria amministrazione. Anche quando, come in questo caso, l’abissale divario tra le rispettive classifiche, potrebbe far apparire la sfida dell’Olimpico poco più di una formalità.
Reduce, la capolista, dal trionfo di Champions League a Glasgow: euforica e soprattutto tonificata dalla conferma dei suoi grandi mezzi. Già cancellata la piccola parentesi grigia di gennaio, Conte ha ritrovato la sua corazzata al livello migliore, ogni ulteriore passo in avanti servirebbe anche a scoraggiare le velleità del Napoli e dellla Lazio, le inseguitrici meno lontane. Di fronte, nel non facile tentativo di onorare la storia e la tradizione legate a questa rivalità, una Roma bastonata dai risultati negativi e ulteriormente avvilita dalle polemiche seguite alla sconfitta di Genova. Nel merito, è entrato a tacchetti spianati Andreazzoli, parole poco tenere nei confronti di quella parte della stampa che aveva raccolto voci di spogliatoio definite falsità dal tecnico.Aggiungendo, e non sono giudizi leggeri, di avere compreso perché tanti campioni non vengono volentieri a Roma. Certo, non sono stati piacevoli i termini della contestazione a Trigoria, ci si chiede perché i sassi contro un’auto in qualsiasi punto della città prevedano le manette e in una sede sportiva restino impuniti. Però i dissensi non sono ingiustificati, anche se dovrebbero essere espressi in termini civili.
Osvaldo ha cercato e trovato un protagonismo sgradito, ma stasera potrebbe giocare da titolare, dopo il buon esito del lavoro mattutino. Difficile anticipare quale sarà il modulo con il quale il nuovo tecnico tenterà di opporsi allo strapotere juventino, con Castan fuori si tornerà alla linea difensiva a quattro. Nessun problema per Conte, a parte la forzata rinuncia a Marchisio, grande protagonista in Scozia.Come Vucinic, del resto, per il montenegrino prima volta all’Olimpico contro la Roma, i cui colori aveva a lungo esaltato. Sperabile che il tifo gli riservi un applauso, non per colpa sua aveva dovuto lasciare la Capitale.