(A. Austini) – Un blitz in America per fugare i dubbi e chiudere la partita. Adnan Adel Aref al Qaddumi al Shtewi, lo sceicco per ora «misterioso» che vuole entrare nella Roma, è pronto a salire domani mattina su un aereo diretto a Boston e incontrare James Pallotta. Ieri è tornato in Umbria, come testimoniano le immagini di una tv locale, dove ha la residenza e onorerà la sua domenica da elettore.
Prima il dovere, poi gli affari. Convinti, a quanto pare, gli americani con una proposta complessiva di 100 milioni di euro e l’impegno a garantire sponsorizzazioni e nuovi legami commerciali al club giallorosso, ora c’è bisogno di passare ai fatti. Ovvero versare i soldi e rispettare tutte le altre «condizioni» necessarie a trasformare l’accordo preliminare firmato con gli americani in un contratto vincolante. La struttura dell’operazione prevede l’ingresso nel consorzio Usa (As Roma Spv LLC) con l’acquisto di circa la metà delle quote e un contributo da 50 milioni alla prossima ricapitalizzazione della Roma, mentre il controllo del club rimarrebbe a Pallotta.
Manca chiarezza su tutto il resto. Come può uno sconosciuto fino a quattro giorni fa che vive a Perugia in due camere e cucina, senza alcuna traccia lasciata in questi anni dei suoi affari, avere a disposizione una cifra così elevata? Se lo chiedono tutto l’ambiente romanista, la Consob, Unicredit e probabilmente diversi esponenti della Roma stessa. Perché è vero che i primi incontri risalgono a più di un anno fa, ma nessuno può ancora fidarsi al 100%. Fonti vicine allo sceicco assicurano che siano sbagliate le premesse. Innanzitutto la casa scovata nei dintorni di Perugia non sarebbe la sua abitazione, ma quella della suocera. Il signor Adnan vivrebbe invece in un resort in Umbria e la sua vita sarebbe cambiata da poco grazie a un’eredità da 2 miliardi di dollari ricevuta 15 anni fa ma congelata in una banca, pare svizzera, fino al 2012.
Ora con quei soldi starebbe costruendo una città in Arabia Saudita, prima di tuffarsi nel calcio. Così si spiegherebbero i problemi sorti nella trattativa del 2010 per l’acquisto della Roma (la sua offerta fu definita «irricevibile» da Rothschild e Unicredit) e quella successiva per Acquamarcia, saltata dopo la firma del preliminare. Ma nel frattempo sarebbe riuscito a fare affari nel trading del petrolio: oltre alla società Amyga, ha costituito nel 2010 la company Arval Adnan negli Stati Uniti, che risulta attiva in Texas e con sede a Chicago.
La stessa fonte vicina all’arabo racconta la storia personale di Adnan. Figlio di uno sceicco giordano e in contrasto con la famiglia reale di allora, ha fatto politica di opposizione nel suo Paese ed è dovuto fuggire. Ha deciso di trasferirsi in Italia nel 1978, ha ottenuto la cittadinanza nel 1985 si è iscritto all’università di Perugia dove ha conosciuto anche la donna (un’impiegata) che ha sposato e da cui ha avuto due figli. Il maschio, nato nel 1982, fa il carabiniere, la femmina è nata a Roma, dove Adnan si è spostato in seguito, e lavora per lui. Era lei la ragazza che sedeva al suo fianco allo stadio la sera di Roma-Juventus, dall’altra parte c’era Michele Padovano, l’ex juventino che lo ha presentato prima a Baldini e poi alla Roma e che adesso vorrebbe avere un ruolo in società. Adnan lo conosce da tempo e si fida di lui nonostante i suoi recenti problemi giudiziari.
Ma non è l’unico nodo da sciogliere. Unicredit segue con scetticismo l’operazione, come dimostra la lettera del consigliere della Roma (in quota banca) Pippo Marra. «Il progetto futuro – scrive il direttore di Adnkronos – è ancora sconosciuto. Non si comprende chi intende scendere e chi restare a bordo e in che misura si voglia investire in nuove risorse finanziarie». Anche la Consob esige chiarimenti entro un paio di giorni. E mentre i tifosi si preoccupano, Proietti e Montesano parlano di «storia da Febbre da Cavallo», la sensazione è che manchi poco per scoprire se siamo di fronte a un bluff o a una svolta.