(M. Pinci) – Una giornata intera a Trigoria per rimettere insieme i cocci di una Roma in frantumi dopo l’addio di Zeman. Aurelio Andreazzoli ha vissuto il primo, vero giorno da allenatore romanista insieme al ds Sabatini: programmare il possibile da qui a giugno (si parla di Roberto Muzzi come vice e Christian Panucci nello staff), orientare le scelte sulla squadra, dal modulo ai singoli, capire come ridarle identità. Temi che oggi verranno illustrati dalla società (che incassa l’approvazione di Spalletti: «Aurelio scelta giusta, ha 8 anni di esperienza e la fiducia dei giocatori») ai reduci della squadra, alleggerita dalle partenze per le nazionali: il sermone sulla chiamata alle proprie responsabilità dovrà attendere fino a venerdì, quando la Roma tornerà al completo smaltiti gli impegni delle qualificazioni mondiali.
L’esonero del boemo però non può non aver lasciato scorie tossiche. Stordito, scioccato: il gruppo che ha cacciato Zeman sul campo contro il Cagliari con una prestazione ai limiti della decenza, non ha vissuto bene il day after, e più di un giocatore ha accusato, complice la due giorni di riposo, un certo smarrimento. Più di tutti, forse, Francesco Totti, tra gli ultimi a mollare in campo contro il Cagliari, tra i primi a contattare l’allenatore cacciato: uno scambio di sms, per mostrare rammarico e trasmettergli stima e amicizia. Concetti che potrebbe presto ribadire anche pubblicamente, come ha già fatto Pjanic («Mi dispiace tanto sia finita così»). L’unica concessione pubblica di Zeman, invece, è raccolta in un video diffuso sul web in cui svegliato da alcuni tifosi sabato notte si intrattiene con loro. Lanciando una nuova sfida al mondo del calcio: «Smettere? Devono spararmi».