(F.Maccheroni) Da domenica pomeriggio, da quel rigore, si parla soltanto di Francesco Totti. Purtroppo se ne parla per le radio, per i bar. Non se ne parla alla Roma.
Nessuno, fra quei dirigenti che a quanto dice quel signor «prendetevela con me», il signor Pallotta, vanno lasciati in pace, ha speso una parola per il giocatore più importante della Roma negli ultimi vent’anni. Non dovevano dirci se ha fatto bene o male a lasciare che Osvaldo battesse quel rigore maledetto. Dovevano dirci che cosa succede in un club di serie A, quando un giocatore decide di fare di testa sua. Osvaldo è passato sul suo capitano con l’arroganza di chi sa di essere impunito.
Tutto è lecito: anche prendere la palla, metterla sul dischetto mentre il rigorista storico si avvicina. Il capitano ha lasciato correre. Non discutiamo se abbia fatto bene o male. Ma in un club che ha delle «regole» scritte o non scritte, chi si comporta come Osvaldo non la passa liscia. L’impressione è che la dirigenza abbia lasciato solo Totti che, a restare solo, c’è abituato. È tutta la stagione che tira la carretta quasi da solo.