Vorremmo chiamarlo anno zero, se non fosse che è già il secondo della cosiddetta nuova era, che poi bisognerebbe capire bene quando sia davvero iniziata e potrebbe forse spiegarcelo un istituto di credito. Se allora non è anno zero è un progetto che quantomeno viaggia in ritardo, anche se nelle comunicazioni di Pallotta dagli States l’ammissione è soltanto abbozzata. La cosa che maggiormente sorprende è che, al di là dei desolanti risultati sportivi, quello che doveva essere il rilancio della simbologia romanista (oltre che del marchio) al momento appare come un farraginoso processo di azzeramento di quella che è da sempre la mitologia romanista. Un processo che passa per persone, come Bruno Conti, che in altri club sarebbe uomo immagine tra gli uomini immagine, quantomeno e arriva alle “cose”, anche se la rivista “La Roma”, una storia trentennale, è stata più che altro un patrimonio sentimentale.
ORA D’ARIA “Riflessioni sparse” di Paolo Marcacci
Dove si sta andando? Su questo Pallotta ieri non ha fornito precisazioni, dopo averci invitati a prendercela con lui piuttosto che con Baldini e Sabatini, i quali perlomeno si possono incrociare di persona a Trigoria, aggiungiamo noi.
Per quanto concerne la giornataccia di Marassi e la questione del rigore, credo che la prima odierna del Corriere Dello Sport esemplifichi al meglio costernazione e disappunto verso quello che io definisco il nuovo “stillicidio di isolamento” a cui è soggetto Francesco Totti, un nome che per qualsiasi proprietario della Roma dovrebbe essere il totem da omaggiare al risveglio e prima di addormentarsi, non un qualcosa percepito come ingombrante e di cui depotenziare il carisma per renderlo più funzionale alla nuova dimensione societaria. Tutta Italia ha visto e spesso sottolineato come il Capitano della Roma sia stato diplomatico, intelligente e signorile nell’accettare seppure con sorpresa l’insubordinazione di Osvaldo, ingiustificata prima e poi giustificata in maniera puerile (ancora una volta attraverso i social network personali, segno che a livello di gestione comunicativa forse c’è ancora molto da fare). Per questo lo si è chiamato da parte e lo si è rimproverato, come la sua “colpa” fosse quasi alla stregua di quelle di Osvaldo. Andreazzoli, che dopo la gara davanti a tutte le telecamere ha ribadito che è rimasto sorpreso pure lui e che non ha speso una parola di rimprovero per Osvaldo, a Trigoria ha pensato bene di puntualizzare con Totti che il suo non è stato un comportamento giusto.
Ma è proprio necessario commentare ancora? Serve pescare nuovi aggettivi, nuove definizioni, sforzarci di interpretare ancora decisioni e comportamenti? No, su questo siamo quasi tutti d’accordo e non è certo un bel segno. In controtendenza con questa rubrica e con la sua “missione” analitica, stavolta concludiamo con un desolante “No comment” dietro il quale chiunque la legga potrà celare lo stato d’animo del momento.
Paolo Marcacci