Ricordate quel bellissimo film in cui Al Pacino era Tony D’Amato, l’anziano ed esperto coach della squadra di football degli Sharks? Era un coach tormentato dall’ossessione di trarre il meglio dalla sua squadra, come sempre in passato aveva fatto; Oliver Stone, il regista, ce lo descrive alle prese con l’ultima occasione della carriera, costretto a dover fare i conti con una guerra di spogliatoio in cui varie “fazioni” si danno addosso per i motivi più futili; con una nuova proprietà che vuole fare terra bruciata di ogni tradizione del club, in nome dell’innovazione e della discontinuità con il passato; con il giocatore più esperto e prestigioso, il quarterback interpretato da Dennis Quaid, che per la nuova presidenza è più che altro un ingombro.
ORA D’ARIA “Riflessioni Sparse” Paolo Marcacci
Irrompe sulla scena un nuovo, talentuoso giocatore (che ha il volto e i muscoli di Jamie Foxx) che rischierebbe, pur con tutto il suo talento, di essere triturato dal gigantesco meccanismo dello show business legato allo sport professionistico se non si affidasse ai consigli e alla cultura del lavoro dell’anziano coach Tony D’amato.
Alla fine del film gli Sharks vincono il titolo, pur con tutte le distonie e le divergenze di vedute tra il coach e la nuova proprietaria del club, una bellissima e spietata Cameron Diaz. Vincono perché, pur in mezzo a tutto il marasma che ci può essere in una grande squadra di football, danno retta al coach, lo seguono in ogni sua esternazione, a cominciare dalla scena madre del discorso prepartita in cui li spinge a lottare per ogni centimetro di campo, remando tutti dalla stessa parte.
Ma perché poi vi sto raccontando tutto questo? Non lo so, oggi mi andava di parlare di cinema.
Paolo Marcacci