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RAZZISMO Israele, ultrà Beitar scatenati contro ingaggio ceceni islamici

ultras

Nuova escalation in Israele nel braccio di ferro fra la dirigenza del Beitar Gerusalemme – che ha appena ingaggiato due calciatori provenienti dalla Russia, di etnia cecena e di fede musulmana – e il bunker degli ultrà più arrabbiati: decisi a fare fuoco e fiamme per impedire agli odiati ‘islamici’ di vestire la maglia di un club legato tradizionalmente al nazionalismo ebraico militante. Stamane ignoti hanno sfondato una finestra di una sede del club e hanno lanciato alcune bottiglie incendiarie nella sala principale. In breve gli arredi sono andati carbonizzati, numerose coppe collezionate dal Beitar sono state danneggiate e diverse maglie storiche sono bruciate. «Questo era il nostro museo. Qua venivano i ragazzini a scattare foto-ricordo. Adesso il nostro passato è andato in fumo», ha detto costernato un dirigente del club.

Immediata la condanna del premier Benyamin Netanyahu che ha denunciato la sfida dei tifosi-teppisti come «vergognosa» e «razzista». «In quanto ebrei… non possiamo tollerare un comportamento razzista», ha tuonato Netanyahu. La battaglia fra il vertice del club e il nucleo degli irriducibili degli spalti (noti come ‘La Familià) è iniziata il mese scorso quando il proprietario del club, l’uomo d’affari israelo-russo Arkady Gaidamak, ha reso noto di aver concordato il passaggio al Beitar di due calciatori del Tarek Grozny (squadra cecena del campionato russo): Zaur Sadayev e Dzhabrail Kadiyev. Essendo entrambi musulmani, la tribuna est dello stadio di Gerusalemme, quella più identificata con il tifo estremo, ha esposto un vistoso striscione di protesta di sapore xenofobo: «il Beitar resterà puro per sempre».

La reazione del mondo politico a un richiamo (quello alla ‘purezzà etnico-confessionale) che nella memoria degli ebrei ha echi agghiaccianti è stata immediata e carica di sdegno. Anche da parte del Likud, partito cardine della destra israeliana (oggi guidato da Netanyahu) storicamente legato all’associazione sportiva nazionalistica del Beitar. La polizia cerca intanto di prendere contromisure contro i facinorosi, sei dei quali sono già stati incriminati per incitamento all’odio razziale. Secondo la stampa, la polizia progetta anche di mettere sotto controllo i telefoni dei capibanda e dei seguaci più attivi della ‘Familia’, stimati in alcune centinaia. Ma il lancio delle molotov rappresenta una nuova prova di forza. «Questo si comportano ormai come un’organizzazione criminale», ha ammesso il sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat. Mentre il presidente del Beitar, Yitzhak Kornfine, è costretto a muoversi con una scorta. «Eppure – ha promesso Kornfine – gli ultrà non l’avranno vinta. Sadayev e Kadieyv resteranno, costi quel che costi». Domenica, intanto, il Beitar Gerusalemme deve incontrare una squadra arabo-israeliana, il Bney Sakhnin. E centinaia di agenti sono già mobilitati per mantenere l’ordine di fronte a una partita che si annuncia di nuovo come una battaglia campale sul fronte dell’odio.

Fonte: Ansa

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