(A. Carotenuto)- Due squadre agli ottavi e la figuraccia del Napoli, ma pure quella con i titolari in campo. Stavolta l’Italia ha snobbato l‘Europa League meno che in passato. Atteggiamento che l’Uefa ha finalmente gradito, dopo il tanto disimpegno esibito nelle stagioni scorse, e peraltro pagato caro, con lo scivolamento nel ranking europeo al quarto posto e la perdita di un’iscritta alla Champions. Sull’Europa League gli sforzi di Platini e degli uomini del marketing a lui più vicini si sono rafforzati. I diritti tv del torneo sono stati venduti fino al 2015 anche in Cina, Australia, Stati Uniti e Sudamerica. Gli introiti della seconda fase sono cresciuti in tre anni da 13 a 197 milioni di euro. Ma se mancano i campioni, se Falcao Suarez e Cavani vengono eliminati in fretta, il prodotto prima o poi si deprezza. Per concedere al torneo margini di ulteriore crescita economica, l’Uefa ha persino concesso ai club di tenere sulle maglie i loghi delle aziende concorrenti dei suoi sponsor, l’unica limitazione riguarda i brand che sono in contrasto con le “sensibilità” dei Paesi in cui si va a giocare. Però in campo correte, e la coppa del giovedì prendetela sul serio.
Il fatturato globale dell’Europa League, secondo le stime dell’Uefa e le analisi di Open Gate Italia, toccherà in questa stagione i 225 milioni di euro, di cui 168 da ridistribuire ai club partecipanti. Non è certo la ricchissima torta della Champions, ma una squadra che vince l’Europa league stacca un assegno da non meno di 12 milioni. Per dire: il Napoli si pagherebbe due anni di Cavani, la Lazio gli stipendi di metà rosa. Per tacere del fatto che la successiva Supercoppa d’Europa porta in cassa un’entrata minima che varia dai 2,5 ai 3,5 milioni. David Taylor, ceo dell’Uefa, assicura che ormai la coppa ha “una sua identità”. Un’identità che i grandi club europei, riuniti qualche settimana fa a Dubai, hanno certificato e riconosciuto in via ufficiale.
Quando s’è trattato di votare per esprimere una preferenza sull’indirizzo da dare al futuro dei tornei europei, la maggioranza s’è espressa perché tutto rimanga così. Champions ed Euroleague ciascuna per conto proprio, no all’accorpamento, tentazione passata tra i pensieri di Platini. E in campo l’atteggiamento è stato coerente. Nella “Coppa dei poveri” i campioni d’Europa uscenti del Chelsea, giovedì sera, non si sono risparmiati. Dopo aver vinto 1-0 a Praga la partita d’andata, e a soli 3 giorni dalla sfida con il City, Benitez ha tenuto sì a riposo Luiz, ma ha messo in campo dall’inizio i vari Cech, Terry, Cahill, Mata e Torres. Più Hazard quando le cose si stavano mettendo male, e c’erano da evitare i supplementari. Se del resto agli ottavi le avversarie si chiameranno Stoccarda e Tottenham, le squadre italiane dovranno impararla per forza la lezione.