Il giorno è domani. Appuntamento alle ore 9 al Salone d’onore del Coni: Lello Pagnozzi e Giovanni Malagò si sfidano per quella presidenza che è stata di Giovanni Petrucci dal 29 gennaio 1999 al mese scorso. Ora è scaduto il mandato di Petrucci, tornato al basket: si cambia guida. Pagnozzi è l’usato sicuro, è cresciuto al Coni dal 1973, è uno di famiglia: la continuità, in tempi di crisi, viene vista da molti presidenti come la soluzione più logica, senza rischiare “salti nel buio”. Per questo Pagnozzi è il favorito: secondo il suo entourage potrebbe vincere anche 50 a 26. Per Malagò, invece, sono cifre che non reggono: “Io penso di avere i 39 voti che servono”. Potrebbe però pagare il fatto di non essere presidente di Federazione, di non far parte di quella che lui considera una Casta, ma di essere “solo” membro di Giunta Coni, di cui peraltro ha approvato sempre le delibere. Potrebbe essersi alienato amicizie (e voti) con il “balletto” del segretario generale, quel modo di tirare per la giacca Luca Pancalli che è poco piaciuto. Pagnozzi lo ha accusato di aver mosso la politica, la finanza, le sue tante conoscenze bipartisan per cercare voti. Malagò lo accusa di far parte di un apparato (quasi di partito) ormai vecchio, che va superato con nuove strategie puntando sui privati senza aspettare sempre i soldi dello Stato per andare avanti e senza nascondersi dietro le medaglie olimpiche. Si è parlato poco dei programmi, soprattutto negli Pagnozzi, 64 anni, si sente forte non solo dell’appoggio di Petrucci, ma di un blocco consistente di presidenti che gli sono stati vicini in questi giorni e gli hanno promesso fedeltà. Malagò, 53 anni, si considera un innovatore, ma anche rivoluzionario quando sostiene che il calcio, “almeno per un giro”, deve stare fuori dalla Giunta Coni. Ha ragione che il calcio di vertice ha dato (dà) un pessimo esempio, un’immagine difficile da esportare: ma le migliaia di volontari, gli arbitri-ragazzini che rischiano le botte, i campetti che stanno rinascendo anche negli oratori ci fanno dimenticare gli orrori (razzismo, violenza, prevaricazioni) dei vertici del pallone. Il calcio non è solo quello di serie A, ed escluderlo dal governo dello sport significa mortificare migliaia di persone (perbene). Lì Malagò ha sbagliato: ha voluto rompere col passato, ma forse è stato un gesto di cui forse si è pentito. Per il resto le sue idee meritano rispetto: è vero, ha meno esperienza di Lello nel campo dello sport ma si è fatto le ossa come manager a tutto campo. Ha combattuto quasi da solo, a “mani nude” come ha detto, contro una macchina più che collaudata ed efficiente: l’Avvocato Gianni Agnelli, che lo stimava, avrebbe detto che si è comportato come quei polacchi (lui si riferiva a Boniek) che durante l’ultima guerra andavano all’assalto dei carrarmati tedeschi con le baionette…
Cori contro Balotelli e saluto romano: denunciati 17 di “Ultras Italia”
Fecero scalpore gli episodi di razzismo verificatisi in Austria, a Klagenfurt, il 17 ottobre 2010, in occasione della gara di calcio amichevole Italia-Romania. In particolare, furono intonati cori razzisti contro Mario Balotelli e fu esposto anche uno striscione con la scritta “No all’Italia multietnica”. Inoltre molti tifosi che facevano parte del Gruppo “Ultras Italia” effettuarono anche saluti romani scandendo cori “nostalgici”. Quanto accaduto fu documento dal personale della polizia italiana, “spotter” della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e trasmesso alla Digos di Roma per avviare indagini e identificare i responsabili degli atti di razzismo. Le indagini della Digos, previa autorizzazione a procedere per i reati commessi all’estero del Ministro della Giustizia, sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, ed hanno consentito adesso la denuncia di 17 persone per la “diffusione di idee fondate sulla superiorità, sulla discriminazione e sull’odio razziale o etnico”. A due ultras è stato altresì contestato di aver effettuato il “saluto romano”. Nei confronti degli ultras denunciati – originari di varie città italiane – il Pubblico Ministero, Luca Tescaroli, ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Ora i giovani potrebbero anche essere soggetti a Daspo.