Dopo 3 vittorie arriva un pareggio, allungando così la serie positiva a 4 gare: questo è il bicchiere mezzo pieno al termine dei 90 minuti di Udine. Poi arrivano tutte le sfumature negative: un match che poteva esser vinto, per come si era messo, soprattutto dopo aver chiuso la prima frazione in vantaggio nonostante la sofferenza. Tatticamente Andreazzoli ancora una volta mette in campo una squadra accorta in fase difensiva, togliendo però qualcosa a quella offensiva; ma la mossa con cui si incarta è quella del minuto 61, quando toglie Totti per inserire un Osvaldo già proiettato con la testa a quella che sarà la sua prossima esperienza.
LE SCELTE INIZIALI. Mister Andreazzoli si ‘diverte’ a creare confusione riguardo lo schieramento tattico: visti gli uomini scelti, con l’esclusione di Osvaldo per Florenzi, in molti erano convinti in un ‘ritorno al passato’, con il ‘4231 spallettiano’ con Totti a far la finta punta. Invece rimane la difesa a 3, con 2 mediani davanti la difesa – De Rossi e Perrotta – e i soliti due esterni capaci sia di spingere che di difendere. Florenzi si trova a fare il trequartista vicino a Lamela, partendo dal centrosinistra, in appoggio al numero 10 impegnato come unico attaccante, libero di muoversi in ogni luogo del campo.
LA POSIZIONE DI TOTTI. Il Capitano parte subito dal centro, ricoprendo il ruolo di vera e propria punta di riferimento. Guidolin non si fa trovare impreparato e lo fa marcare fin dall’inizio da Danilo a tutto campo. Qui bisognerebbe aprire un capitolo a parte su Guida: Danilo maltratta il numero 10 giallorosso fin dalla prima palla, ma il direttore di gara non lo tutela mai, riuscendo addirittura ad ammonire Totti al primo fallo commesso. Capita la difficoltà nel giocare spalle alla porta vicino all’area, Totti scende praticamente sulla linea dei centrocampisti, mandando in difficoltà proprio il suo marcatore, costretto a lasciare la sua posizione per seguirlo, lasciando più spazio agli inserimenti di Florenzi e Lamela.
Proprio nel momento in cui il Capitano si allarga sulla destra viene il vantaggio romanista: cross preciso per l’inserimento puntale di Florenzi. Sul colpo di testa del centrocampista romano, però, si immola Brkic, ma arriva puntuale Lamela per il tapin decisivo.
Sempre a proposito di Totti, appare inspiegabile il cambio operato da Andreazzoli al minuto 61, non a caso dopo un solo minuto l’Udinese trova il pareggio con Muriel. Il mister forse ha pensato di dare maggior peso all’attacco, tutelando Totti, il cui nervosismo stava crescendo visto il trattamento riservatogli da arbitro e avversari, con l’inserimento di un Osvaldo sempre più corpo estraneo nella Roma; non ha però considerato che senza il suo leader la Roma, negli ultimi 20 anni, si è sempre spenta, ed anche ieri la storia si è ripetuta.
IL PAREGGIO DI MURIEL. L’azione del pareggio di Muriel ricorda molto l’azione che ha portato al rigore il Genoa la scorsa settimana, il che fa pensare che la Roma abbia una situazione di sofferenza sulla fascia destra. Si è parlato molto degli errori di Burdisso e Torosidis, ma il tutto nasce dalla solita distrazione di Piris, che gioca partite ottime nella quali, però, riesce sempre a commettere un errore decisivo. Con la difesa schierata al limite dell’area, il difensore paraguaiano esce in pressing, lasciando un ‘buco’ alle sue spalle; proprio in quello spazio va a ricevere la palla Muriel, che poi sfrutta i più evidenti errori di Burdisso e Torosidis.
DE ROSSI. Continuano le critiche rivolte al numero 16 della Roma, ma il tutto senza tener conto dei suoi numeri e del lavoro che svolge davanti la difesa. Non si parla ancora del miglior De Rossi, indubbiamente, ma un calciatore che realizza 40 passaggi utili e recupera 19 palloni non può esser discusso. Parte della piazza romana gli riserva lo stesso trattamento che hanno avuto già altre vecchie bandiere, tra cui proprio Totti, che spesso veniva criticato alla soglia dei 30 anni. Deve ritrovare il ‘piede’, ma tatticamente è sempre tra i centrocampisti più intelligenti.
I PEGGIORI. Marquinho non entra mai in partita: torna a sinistra, si lamenta con Andreazzoli perchè poco servito dai compagni, e, come un bambino, smette di muoversi senza palla. In fase difensiva sbaglia spesso la diagonale, salvato in extremis da un ottimo Florenzi. Pessimo il suo comportamento quando Lamela gli ‘strappa’ la punizione, e lui di conseguenza non va a saltare in area di rigore.
Oltre il goal poco altro: parliamo di Lamela, che non riesce ad essere prezioso in fase offensiva. In occasione della rete segue l’azione come una punta navigata, ma poi non appoggia mai l’azione di Totti, ed in occasione di un contropiede, nella seconda frazione di gara, sbaglia totalmente i movimenti, portando altri due difensori sul Capitano.
Il peggiore in assoluto è senza dubbio Osvaldo, fuori dagli schemi della Roma, svogliato, forse con la testa già proiettata a giugno. Ha sui piedi l’occasione per riportare la sua squadra in vantaggio sullo scadere, e la spreca; non aiuta i compagni in fase di pressing, risulta essere un handicap.
A cura di Luca Fatiga