Il percorso è lungo e irto di ostacoli, ma anche i tifosi italiani dei Supporters Trust sono in marcia.
MOVIMENTO EUROPEO – L’interessante workshop “Il cuore del gioco – La partecipazione dei supporters: una strada percorribile per il calcio” ha avuto un discreto successo e ha diminuito la distanza tra il nostro Paese e le altre realtà europee. La stessa Commissione Europea monitorizza il fenomeno con l’Improving Football Governance through Supporter Involvement and Community Ownership (Progetto europeo per migliorare il calcio coinvolgendo i tifosi nella proprietà e nella governance dei club). L’iniziativa è portata avanti da Supporters Direct Europe che raccoglie le esperienze continentali.
I VOLTI DEL CALCIO – A dare nuovo impulso a questo movimento il convegno che si è svolto a Roma con la partecipazione di delegazioni dei Supporters Trust italiani e stranieri nonché esponenti delle istituzioni del calcio nostrano: Marco Brunelli, direttore generale della Serie A, Andrea Abodi, presidente della Lega di Serie B, Federico Smanio, responsabile dell’area marketing della Serie B e una delegazione del settore marketing della Figc. Relazioni di Gianluca Monte, rappresentante dell’Unità Sport della Commissione Europea; di Antonia Hagemann, responsabile delle attività di sviluppo europeo di Supporters Direct Europe, di Diego Riva responsabile legale per l’attività di SD Europe in Italia; di Jens Wagner della Unsere Kurve e esponente dell’organizzazione dei tifosi del HSV Amburgo; di sostanza l’intervento di Emilio Abejón rappresentante della Federación de Accionistas y Socios del Fútbol Español (FASFE, Spagna). Buon contributo anche da Franco Vianello Moro, presidente di Venezia United che ha sottolineato la necessità di riforma radicale del rapporto società-tifosi.
ALL’ESTERO – Ecco alcuni trust di tifosi stranieri. In Germania nella Bundesliga c’è l’Amburgo con i tifosi ben presenti nella governance e nella gestione del club con dei loro rappresentanti. In Inghilterra nella Premier League c’è lo Swansea, club gallese con il 20% gestito dai tifosi; nella League Two il Wimbledon è stato rifondato dai suoi sostenitori; in Premier Division lo Shamrock Rovers, club irlandese è rinato grazie ai supporters. In Svezia, per esempio, esiste una legislazione particolare e così i club sono di proprietà di soci, tifosi e atleti. Sono in pratica vietati grandi azionisti e i sostenitori del Malmö FF hanno lottato affinché anche la più importante realtà calcistica restasse in questo alveo.
IN ITALIA – Tre realtà in Serie D: Taranto, Ancona e Arezzo. Nel club jonico i tifosi della Fondazione Taras hanno il 17,5% e due rappresentanti nel CdA; nel club dorico il 2% del capitale e due rappresentanti nel CdA; nel club toscano il 2% del capitale e un rappresentante nel CdA. In Eccellenzza a Piacenza i tifosi sono proprietari del marchio e hanno un rappresentante nel CdA.
Esistono comunque sul territorio nazionale altri casi: Amici del Rimini, Lucca United, Noi Lecce, Azionariato popolare cooperativa Modena Sport club, Verona nel Cuore, Sogno Cavese, MyRoma, Noi Siamo il Derthona, Toromio, Nobile provinciale (Vicenza) e Venezia United.
Sogno Cavese, per esempio, non appoggia l’attuale club metelliano presente in Serie D ma ha scelto una strada propria. Al meeting di Roma dei Supporter Direct, la compagine cavese era la più numerosa con ben quindici rappresentanti.
Fonte: corrieredellosport.it