
Lei l’ha conosciuto da vicino.
“In due anni vissuti insieme, potrei raccontare mille episodi, ma di lui c’è un aspetto che in pochi conoscono. E’ un uomo di una generosità senza confini. Gli ho visto fare grandi cose in silenzio, da uomo di grande spirito, con profilo bassissimo: ha grande umanità e per questo è molto amato, dentro e fuori dallo spogliatoio. Questo lo dimostra sul campo di gioco, mettendosi a disposizione di ciò che chiede sempre l’allenatore: come sei nella vita, sei anche sul terreno di gioco”.
Andiamo avanti nel tempo: cosa farà Totti quando appenderà le scarpette al chiodo?
“Nel progetto che avevo preparato insieme al presidente Sensi e quando mi sono occupato del passaggio di proprietà come direttore operativo, avevo fatto un planning. In società può ricoprire due ruoli: in un club che non vuole presenziare, può prendere il ruolo di presidente. In una società presente, il ruolo ad hoc è quello di vice-presidente esecutivo con precisi compiti di rappresentanza ed immagine della società. Molto dipenderà da lui: quando sarà il momento, dovrà dimostrare quello che vorrà fare ma per le sue caratteristiche lo vedo come ambasciatore della Roma nel mondo”.
In questa Roma, dunque, l’identikit pare quello del presidente…
“Non voglio prendere il posto di Pallotta, non è carino né giusto: finché Totti si diverte, continui a giocare. Io l’ho paragonato a Michael Jordan, visto che una delle sue migliori stagioni l’ha fatta a 39 anni. Poi, ripeto, sarà l’ambasciatore della Roma nel mondo e potrebbe fare il presidente o il vice-presidente esecutivo. Si deve sentire importante, deve essere l’immagine del club nel mondo”.