E’ stata una doccia gelata su tutto l’ambiente giallorosso che, appena ventiquattro ore prima, aveva festeggiato come una vittoria di grande prestigio l’accordo decennale con la Nike. Del resto in queste settimane trascorse tra l’annuncio e l’addio, tutti gli approfondimenti e gli indizi avevano evidenziato dubbi e anomalie che non portavano certo a essere ottimisti sulla buona riuscita dell’affare. Ci sta, nel mondo degli affari, che si parta con un brindisi e si finisca senza stappare nessuna bottiglia.
Quello che non ci sta è come mai un imprenditore come James Pallotta che da sempre lavora con i cammelli sia potuto incappare in una vicenda dai contorni tuttora misteriosi. Eppure è accaduto per un deja vu che da queste parti nessuno avrebbe voluto rivivere, con lo sceicco (e pure lui dovrà qualche spiegazione, se non altro a Consob e Procura) che da queste parti sarà ricordato come un Fioranelli bis.
Ecco, ora, dopo questa delusione, perché inutile girarci intorno di delusione si tratta, c’è la necessità che la società faccia chiarezza su una vicenda che la proprietà americana avrebbe preferito non venisse mai data alle stampe. C’è poi una seconda questione che sarà il caso sia chiarita. Cioè: c’è davvero la necessità di nuovi investitori per dare solidità alla società? E’ vero, sin dal loro avvento, gli americani (e Unicredit) non hanno mai nascosto la disponibilità all’ingresso di nuovi investitori, ma dopo questa strana vicenda, non sarà un errore ribadire, comunque, la forza della proprietà