Sono passati vent’anni da quell’esordio a Brescia.
Vent’anni che Francesco Totti ha condiviso con la sua famiglia. Vivevano a via Vetulonia tutti insieme, i suoi genitori e suo fratello lo supportavano all’inizio della sua carriera, come lo fanno ora.
«Ci sono sempre quando gioca Francesco. Ma la mia è una presenza discreta, a volte neanche glielo dico. Ma lui sa che ci sono. In qualche angolo della tribuna ci sono – racconta papà Enzo -. C’ero anche quel giorno di Brescia. Che emozione quando l’ho visto alzarsi dalla panchina per scaldarsi! E un’altra grande emozione l’ho provata in occasione del primo gol, realizzato la stagione successiva contro il Foggia. Me lo sono andato a vedere anche quando giocava in Nazionale».
Una famiglia unita. Poi si sono trasferiti insieme all’Axa fino al matrimonio con Ilary, quando Francesco si è spostato all’Eur. Riccardo, il fratello gli è sempre vicino: è presidente della Number Ten, società che detiene i suoi diritti d’immagine, presidente della Totti Soccer School, la scuola calcio alla Longarina, dove sta tirando i primi calci al pallone anche Cristian.
Francesco passa tutti i pomeriggi a giocare con il figlio: «Due ore ogni pomeriggio, vuole che mi metta in porta e lui tira. Fino a quando non ce la fa più…».
Riccardo, dopo vent’anni, è sempre il primo tifose del fratello: «Gli dobbiamo dire solo grazie. Se fosse andato via dalla Roma avrebbe vinto molto di più. Però è rimasto qui ed è stato felice. Gli manca solo la Champions, mai dire mai…»
Fonte: Corriere dello Sport