“Ao’, sei emozionato?”. “Embe’, un pochetto sì”. Enzo entra a Trigoria con due amici come tutte le mattine più o meno a quell’ora, 9.30-9.45. Non è un giorno normale, però. Al “Fulvio Bernardini” si festeggiano i venti anni di Francesco Totti in Serie A. Non ci sono personalità del mondo politico o dello spettacolo, ma solo i dipendenti. Quelli che, un giorno sì e l’altro pure, volenti o nolenti, lavorano quotidianamente a fianco della squadra. L’appuntamento è in una sala del centro tecnico, dove un dirigente spiegherà ai più come funziona e come si svolge la festa. Enzo è lì e ascolta, in silenzio, come tutti gli altri. L’organizzazione è semplice, basta seguire il flusso di persone.
Enzo, una volta capito cosa fare, si incammina lentamente verso il campo di allenamento: è lì il clou, è da lì che uscirà il festeggiato. Il tempo non è dei migliori, una pioggerella fitta disturba più o meno tutti i presenti. Bruno Conti, che di presentazioni non ha bisogno, si tutela con un ombrello “vintage” gigante che può riparare anche tre persone. “Ah Bru’, ma che è l’ombrello der mare quello?”. “Voi ridete, so’ vent’anni che ce l’ho”.
Vent’anni, Totti. Intanto, arrivano tutti i manager della società: Italo Zanzi, Franco Baldini, Claudio Fenucci, Christoph Winterling, l’avvocato Mauro Baldissoni. Ne manca uno, Walter Sabatini. Eccolo: anche lui con un ombrello. “Signori…”, il saluto del Direttore Sportivo. Ora ci sono tutti. Enzo aspetta e il suo sguardo non tradisce emozioni. C’è chi, invece, le esterna: “Oh, io sicuro me metto a piagne… Poi voi me prendete in giro”. Si apre la porta dello spogliatoio, cominciano a uscire alla spicciolata i giocatori. Si formano due file, in mezzo passerà Lui. Prima i giovani, poi Florenzi, Lobont, De Rossi e via via tutti. Matteo Vespasiani, lo speaker, è pronto. Eccolo: “Francesco Totti”. Parte la canzone di Jovanotti, “Sono un ragazzo fortunato”.
E lui, il ragazzo fortunato, visibilmente colpito, si lascia andare e comincia a dare il cinque a destra e a sinistra. Si avvicina ai compagni, c’è chi lo applaude, chi gli stringe la mano, chi gli dà una pacca. Ad un certo punto lo prendono in braccio e lo tirano su, in trionfo. Baldissoni, un po’ preoccupato, dice a bassa voce: “Fate piano che ce serve…”. Si entra in campo, uno striscione è lì, a terra, che aspetta di essere alzato da braccia volenterose. Enzo è defilato e scruta la situazione. Viene diffuso un altro brano di Jovanotti, “Il più grande spettacolo dopo il Big Bang”.
Francesco è al centro del campo e anche del mondo. È senza parole. Poi Vespasiani gli fa qualche domanda e lui risponde. “È un giorno che non dimenticherò mai”. Si forma un cerchio, il messaggio per il Capitano è forte e chiaro: “E non finisce qui… Il meglio deve ancora venire”. La festa dura una decina di minuti, si conclude con un mare d’amore e di stima per lui. Ora è il momento di tornare al lavoro, ognuno a fare il suo. Si avvicina uno dei magazzinieri a Enzo a dice: “Ringraziatelo, è tutto merito suo…”. Enzo minimizza e dice: “Ma de che…”. Invece è vero: Enzo Totti, papà di Francesco.
Tiziano Riccardi
Fonte: asroma.it