(G. Piacentini) – Venerdì scorso i dirigenti giallorossi si sono trovati a fare il tifo per la Bosnia nella partita, importantissima per il gruppo G di qualificazione ai prossimi Mondiali, contro la Grecia. Niente di personale contro Torosidis e Tachtsidis, ma l’interesse era per un calciatore che ha vissuto tutta la gara in panchina con le caviglie al riparo dai colpi dei greci, e cioè Miralem Pjanic. Intorno all’ex centrocampista del Lione ha rischiato di scatenarsi un nuovo – già in passato c’erano stati problemi con la federazione – caso diplomatico, perché Pjanic non ha ancora recuperato del tutto dall’infortunio alla caviglia rimediato il 3 marzo contro il Genoa, e la Roma avrebbe preferito continuare a curarlo a Trigoria. Invece non solo il giocatore è stato precettato,ma la documentazione che i medici giallorossi hanno mandato ai colleghi bosniaci non è stata presa in grande considerazione visto che è stato dichiarato abile. Ci sono voluti il buon senso del ct Susic, la pressione dello stesso Pjanic e una partita (vinta 3-1) che per la Bosnia si è messa subito bene, per evitare guai alla sua caviglia e per far tirare un sospiro di sollievo a parecchia gente dalle parti di Trigoria.
Sicuramente lo ha tirato Aurelio Andreazzoli, che appena si è seduto sulla panchina giallorossa gli ha restituito le chiavi della squadra, dirottandolo in cabina di regia dopo che con Zeman aveva vagato un po’ in ogni parte del campo – ha giocato intermedio a destra e a sinistra e nel tridente di attacco – senza mai trovare una collocazione definitiva. Andreazzoli invece ha rivisto in lui alcune delle caratteristiche di Pizarro e lo ha messo al fianco di De Rossi nel centrocampo a quattro. Una mossa con una doppia valenza, perché se da una parte ha consentito a Miralem di mettere i suoi piedi buoni e il suo cervello al servizio della squadra, dall’altra ha sgravato Daniele dai compiti di impostazione. Con lui in quel ruolo la Roma è a punteggio pieno: sono arrivate le vittorie contro la Juventus, con l’Atalanta (ha segnato un gol su punizione) e con Genoa (quando è uscito per infortunio la Roma era già in vantaggio)mentre nella sconfitta con la Sampdoria ha giocato più avanzato e la coppia di centrali era formata da De Rossi e Bradley. A Palermo toccherà di nuovo a lui e il suo umore sarà diametralmente opposto a quello della gara di andata: reduce dalla panchina contro il Parma, giocò dieci minuti al posto di Lamela dopo l’espulsione di Destro e con il punteggio già in cassaforte.
La settimana successiva un’altra panchina nel derby, prima del gran gol (inutile) e delle polemiche per alcune frasi offensive (prima smentite e poi confermate dallo stesso tecnico) nei confronti di Zeman. Una vita fa. Ora la cura-Andreazzoli lo ha rigenerato e non è un caso che molti top team europei siano tornati a seguirlo con attenzione. Guadagna molto (il prossimo anno 4.3 milioni lordi più i premi) e ha un contratto che scade nel 2015. Per questo la Roma si sente (relativamente) al riparo da brutte sorprese,ma non è escluso che presto anche con lui, come con Marquinhos e Lamela, si possa cominciare a parlare di prolungamento. Perché alla sua età, il 2 aprile compirà 23 anni, in l’Europa non ci sono centrocampisti così forti e così esperti. E la Roma non vuole assolutamente lasciarselo scappare.