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GAZZETTA DELLO SPORT Che Roma Capoccia. Ma dietro balla troppo

Lamela

(M.Calabresi) – Domanda da un milione di dollari: come fa la Roma, miglior attacco e unica squadra con tre giocatori in doppia cifra, a essere settima? E poi, fossero solo quelli i pregi: in tutte le classifiche per tipologia di gol segnati, la Roma è sempre ai primi posti (mai sotto il quinto). Nei minuti di recupero, su punizione, su rigore, da fuori area, su palla inattiva, persino di testa, pure senza giganti davanti. Addirittura 15, questi, compresi in un conto di 47 reti in area che fanno della Roma la squadra più prolifica nei 16 metri.

Roma in testa Nel gol di Udine c’è tutto: la punta che crea spazi (Totti), l’inserimento di un centrocampista (Florenzi), uno che arriva da dietro e segna (Lamela), altri due partiti dalle fasce (Torosidis e Marquinho) pronti a intervenire. Non fosse stato per la carambola su Brkic e la traversa, uno dei più piccoli avrebbe fatto centro di testa addirittura per la terza volta in campionato, la quarta stagionale, roba da manuale del modulo con una punta e più trequartisti alle spalle. Tre «capocciate» complessive (coppa compresa) come Osvaldo e Lamela, mentre Totti è il miglior uomo assist: il fatto che gli esterni seguano l’azione fino in area (anche se, con Marquinho più che Balzaretti, i cross arrivano soprattutto dalla fascia destra), invece, è uno dei pochi contatti tra le idee di Zeman e Andreazzoli.

Più equilibrio Il resto è agli antipodi. Con il boemo, sembrava ci fossero due squadre in una. La prima da scudetto; la seconda da Serie B. Con il toscano (oggi di rientro a Trigoria dopo due giorni in famiglia a Massa) le due fasi si sono bilanciate: è vero che cinque partite di Aurelio non sono rilevanti come le 23 di Zeman, ma il dato tende verso il basso. 1,8 gol segnati a partita (2,13 con Zeman), 1,4 subiti (1,82 nella precedente gestione). Fin qui tutti bei progressi. Poi scorri la classifica delle difese e la Roma non arriva mai: scendi, scendi, scendi, fino al 19° posto, 49 gol (peggio solo il Pescara). Il Milan, terzo, ne ha presi 17 in meno; l’Inter, sesta, si ferma a 37. E si spiega tutto. Compresa la difficoltà di Andreazzoli di dover rifare un reparto da zero ed evitare che tutto quel patrimonio lì davanti venga sperperato.

 

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