(F. Velluzzi) – Delirio. Effetto dei 150 gol realizzati in Serie A con la maglia dell’Udinese. Potenza di un campione che è talmente integrato in questa città da far accorrere più di 500 persone sotto la pioggia. Fanno la coda per due ore per un autografo. Questo è quel che ieri si è consumato all’Udinese Store. L’ennesima festa al simbolo indiscusso Totò Di Natale. «È un piacere enorme vedere questa gente, i bambini, i ragazzi. È bellissimo; pensavo di fermarmi 20 minuti, sono rimasto un’ora ed è stato emozionante. Ho ripensato alla prima rete che realizzai contro il Parma nel 2004 e ho ripensato a quando ero piccolo io, ai sogni che mi portavo dentro».
Come ha festeggiato i 150 gol con la «10» bianconera?
«Con una cena in famiglia in un ristorante in città. Pochissime persone, quelle più care. E poi in spogliatoio con una torta. Ma prima della fine del campionato inviterò tutta la squadra a cena».
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Stava diventando un incubo questo gol numero 150. Sei partite senza segnare.
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«Per me l’incubo era raggiungere i 40 punti e ora li abbiamo fatti. I gol sono 10 anni che li faccio. E poi parliamoci chiaro: di pensieri ne avevo ben altri e gli incubi sono le malattie».
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Ora si parla già del prossimo traguardo: i 20 gol per la quarta volta di fila, ed è già a 15, i 188 in A di Del Piero da superare e ne mancano 20, visto che è a quota 168…
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«Ai 20 gol tengo. Ma mi creda: penso molto più alle 11 partite che mancano da qui a maggio. Saranno davvero 11 finali. Ora che abbiamo raggiunto quota 40 giochiamo più sciolti, più tranquilli. La squadra è migliorata e c’è un grande Allan, il nuovo arrivato che più mi ha impressionato. Ci hanno frenato l’inesperienza dei giovani, la sfortuna e gli infortuni. Penso a Pinzi, per l’equilibrio che ci dà, ma pure a Benatia e Lazzari».
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Insomma, vuole l’Europa.
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«L’Europa League. Abbiamo il dovere di provarci. Ma prima dobbiamo battere la Roma che è fortissima, poi fare risultato a Catania, ed è un’impresa perché giocano benissimo».
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Domani con la Roma sarà una sfida nella sfida: lei contro Totti. Tutti e due ancora al top.
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«Francesco è un campione. E colgo l’occasione per fargli i complimenti per il traguardo raggiunto. Spero ne faccia altri 50. Abbiamo un bel rapporto, magari porterò la sua maglia a mio figlio Filippo (che a vederlo calcia esattamente come Totò, ndr) e mi viene da pensare che siamo rimasti in pochi. Io, lui, Buffon, Pirlo. Francesco vede il gioco come pochi, sa dove mettere la palla. È stato un peccato non giocare con lui in Nazionale, ci siamo soltanto allenati insieme».
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Lei, a 35 anni, come si sente fisicamente?
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«Bene. Non sento l’età, ma, dopo 20 anni di calcio, gli allenamenti cominciano a pesarmi. La partita mi diverte ancora tantissimo».
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Che cosa vuole fare l’anno prossimo? Ha ancora un anno di contratto.
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«A giugno deciderò. Voglio fermarmi e pensare alla soluzione migliore. Bisogna sempre trovare gli stimoli giusti».
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Pensa che si chiuda un ciclo, quello suo e di Guidolin?
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«No, il mister è una persona incredibile e ha ancora due anni di contratto. Spero rimanga. Io devo pensare se continuare».
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Ma è vero che vuole fare l’allenatore?
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«È vero che ho finito il corso di terza ed è stata un’esperienza bellissima. Mi sono divertito. Ma chi pensa che io voglia prendere una panchina di A sbaglia. Voglio insegnare, voglio allenare i piccoli, partendo dalla mia esperienza».