(A. Pugliese) – Tra una giostra infinita di tacchi e i soliti assist al bacio, è arrivato anche il gol numero 226, quello che lo innalza solitario sul secondo gradino del podio dei marcatori di sempre della Serie A. È vero, Silvio Piola è lontano ancora ben 48 scalini, ma continuando così (ieri ha timbrato l’undicesimo cartellino stagionale) chissà che Francesco Totti non riesca davvero ad arrampicarsi fin lassù. «Ci tenevo a superare Nordahl, ormai ero a un passo — dice il capitano della Roma —. Piola? Ora il mio obiettivo è raggiungerlo, ma prima di tutto l’Europa: la Roma non può giocare solo in Italia».
La scalata Già, soprattutto se lui continuerà a girare su questi livelli qui. «Il merito è della preparazione di mister Zeman, mi ha agevolato — dice Totti, che ieri ha raggiunto Rivera a 527 presenze nella massima serie —. A 36 anni posso dire ancora la mia. La Nazionale? Penso solo alla Roma». E a tirarla fuori ieri dalla sabbie mobili, nel momento peggiore, ci ha pensato proprio lui con quella punizione che ha bruciato Mirante. Anche se a dire il vero, il pezzo pregiato Francesco l’aveva regalato in avvio di ripresa, con un altro bolide (101 chilometri all’ora) che si è stampato prima sulla traversa e poi sul palo. «Quel gol me lo sarei dato lo stesso — ci scherza su — Sono contento per la vittoria, in una serata bellissima. Adesso per salire ancora più su dobbiamo continuare con la stessa grinta e cattiveria di queste ultime partite. Così potremo superare le squadre che ci sono davanti». Tra cui la Lazio, su cui l’operazione-aggancio è già riuscita. «Era scontato ci riuscissimo, gli abbiamo dato il vantaggio — dice ridendo —. Ma non dobbiamo pensare alla Lazio, ma più in alto. Abbiamo altri obiettivi, tra cui entrare in Europa. Avevamo tanti punti dall’Inter e ora siamo alla pari, anche se loro hanno una gara in meno. E poi c’è una finale di Coppa Italia da conquistare». Proprio con la Lazio. «Appunto».
Altra chance Totti con la gestione Andreazzoli è tornato al passato, quando giocava punta centrale, anche se nel nuovo corso fa il centravanti a «risucchio». Una nuova vita, ma con compiti come al solito assolti alla perfezione. «Il mister sta facendo gradi cose, poi quando si vince i pregi escono tutti — chiude Totti —. Facciamo parte di questo benedetto progetto e se la prossima stagione dovesse rimanesse lui, che è l’unico che ci conosce quasi tutti al 100%, ne saremmo felici. Ma non sta a me decidere se il mister meriti o no un’altra chance, anche perché altrimenti dicono che decido sempre io. Spero possa rimanere, perché vorrebbe dire che ha fatto bene, che siamo entrati in Europa e che abbiamo raggiunto questa benedetta finale con la Lazio». Il pensiero, alla fine, va sempre lì. Anche a fine partita, quando la prima domanda di Totti è stata proprio questa: «Che ha fatto la Lazio?». E Andreazzoli si coccola il capitano: «Con un Totti così è tutto più facile. La Champions? Per ora è fantacalcio».