(A.Pugliese) Li avevamo lasciati la scorsa stagione protagonisti più negli spogliatoi che in campo, con lo schiaffo diOsvaldo a Lamela e il fuoco delle polemiche pronto ad infiammare Roma per giorni (dopo il 2-0 rifilato dall’Udinese alla squadra di Luis Enrique). Li abbiamo ritrovati protagonisti anche ieri, anche se con ruoli e vite diverse. Erik ha provato a regalare la quarta vittoria consecutiva ad Andreazzoli, Dani se l’è divorata nel finale, rinforzando il suo periodo peggiore in giallorosso. Non a caso, era partito in panchina, una scelta che ha sorpreso, ma fino ad un certo punto. «In settimana non c’è stato bisogno di nessun chiarimento con Muzzi», aveva detto bluffando Andreazzoli alla vigilia, dopo gli screzi di Roma-Genoa. Aggiungendo però «da lui in campo voglio anche i comportamenti». L’esclusione di ieri sa tanto di punizione, l’errore finale è sintomo di una serenità persa e mai più ritrovata. Osvaldo è a tutti gli effetti un caso, sempre più lontano da città, ambiente e tifosi. Da Genova, quando «rubò» il rigore a Totti, la tifoseria gli ha voltato le spalle. E la bufera sembra oramai ad un passo.
ANCORA ERIK Con la rete di ieri (e sono 12) Lamela stacca proprio Osvaldo nella classifica dei marcatori stagionali giallorossi. «Sull’azione del gol ero fiducioso che il pallone mi arrivasse, per fortuna ho segnato — ha raccontato nell’intervallo —. Questo è un campo difficile e l’Udinese gioca bene, ma il vantaggio è stato importante». Molto di più della doppietta dell’andata, quando Lamela sembrava aver lanciato definitivamente la Roma di Zeman verso una bella vittoria, prima del rovescio firmato da Di Natale
DANI DISPERSO Osvaldo, invece, viene da un paio di settimane in cui si allena con il freno a mano tirato, anche se poi ieri, nel prepartita, il d.g. Baldini ha provato a difenderlo così: «Bastava vederlo allenarsi dopo tutte le polemiche dell’ultima settimana, per capire quanto sia ancora coinvolto. La sua esclusione? Penso sia stata più una scelta tattica che tecnica». La verità è che l’italoargentino in questo momento ha la testa altrove, come dimostrano gli atteggiamenti e quel gol finale che, in altri momenti, non avrebbe mai fallito. «È stato un errore individuale, come se ne vedono a decine, non c’entra il suo momento. Non credo l’abbia sbagliato volutamente — chiosa Andreazzoli —. Se è sereno? Chiedete a lui. So solo che su quel pallone ho pensato ai tre punti. Ed invece ne è arrivato uno solo. Il mio futuro? Se arrivassero Mancini o Allegri, sarei felice di collaborare con loro».