(C.Zucchelli) – Quando Aurelio Andreazzoli si accomodava per la prima volta sulla panchina della Roma a Genova, il 10 febbraio, la Lazio di Petkovic veniva dal pari della sera prima con il Napoli. «Scontro diretto per il secondo posto», si diceva. La Lazio aveva 43 punti, la squadra di Mazzarri 49 e una vittoria biancoceleste avrebbe riaperto il discorso per un accesso diretto alla Champions. La Roma invece pensava solo a limitare i danni dopo l’esonero di Zeman, anche se i giocatori continuavano a dire di «puntare al terzo posto». Nessuno osava parlare di Lazio. Argomento che invece è di attualità da domenica, quando con la vittoria con il Parma, la Roma ha raggiunto proprio i biancocelesti al quinto posto (a quota 47), recuperandogli dieci punti in appena cinque gare.
Il migliore in dieci anni Gran parte del merito è di Andreazzoli. Senza proclami ha recuperato punti alla Lazio. Ne ha fatti 13 in sei gare e nessuno a Trigoria, negli ultimi 10 anni, aveva fatto così bene nelle prime sei gare: né allenatori che hanno preso la squadra dall’inizio (Spalletti otto punti, come Zeman e Luis Enrique), né tecnici che sono entrati in corsa (Ranieri e Montella, 11 punti). Andreazzoli è partito da un dogma: la difesa a tre. Poi ha cambiato spesso, passando dai cinque centrocampisti dell’esordio contro la Samp ai quattro in linea alle spalle dei due incursori. Non solo: la Roma ha utilizzato anche i tre centrocampisti (secondo tempo col Genoa) e in attacco si è passati dalla punta centrale Osvaldo a Totti «finto nove».
Il tridente tattico La duttilità dimostrata da Andreazzoli è figlia di una profonda conoscenza del calcio e di un lavoro costante coi suoi collaboratori Roberto Muzzi e Simone Beccaccioli, il suo vero uomo ombra. Qualcuno a Trigoria li chiama «il tridente tattico» perché analizzano, con video e iPad, le partite tre-quattro volte di fila e studiano nei dettagli l’avversario, adattando spesso la squadra a chi ha di fronte.
Tutti coinvolti Da quando Andreazzoli allena la Roma ha utilizzato 21 giocatori. Non sono scesi in campo Lobont e Goicoechea, Lucca e Destro, infortunato. Per il resto, dai titolari (Stekelenburg, Burdisso, Marquinhos, Castan o Piris, De Rossi, Pjanic, Marquinho, Torosidis, Lamela e Totti) a quelli che hanno appena qualche minuto, tipo Lopez, passando per quelli che sono partiti in sordina e si stanno ritagliando uno spazio — Florenzi in primis, ma anche Perrotta e Tachtsidis — Andreazzoli sta dimostrando di voler dare a tutti una possibilità. E di non aver paura a cambiare idea: Osvaldo era intoccabile, da un paio di settimane se ne sta in panchina. La Lazio è stata ripresa anche così: con il coraggio e la forza di cambiare idea.