(A. De Calò) – Se una decina di anni fa Francesco Totti fosse entrato nel pantheon del Real Madrid, ora il mondo apprezzerebbe meglio uno dei più forti calciatori di sempre ma noi non potremmo applaudire il secondo miglior goleador italiano nella storia della Serie A. Jorge Valdano — allora braccio operativo del presidente dei Galacticos — considerava Francesco l’erede di Zizou Zidane, sintesi estetica di mezzo secolo di calcio. Sognava di far giocare l’asso francese col romanista, un tandem che avrebbe deliziato gli occhi del pubblico nel Bernabeu, e non solo. Ci sono traguardi apparentemente impalpabili e record che hanno un impatto evidente. Il tetto dei 225 gol in A di Gunnar Nordahl era uno degli obiettivi di Totti in questa lunga stagione cominciata agli ordini del maestro Zeman.
Il rigore generosamente concesso contro il Genoa ha permesso al capitano della Roma di agguantare il leggendario bomber svedese, consacrato nel Milan di metà secolo scorso. Niente cucchiai, palombelle o altre citazioni di Panenka: il destro potente e angolato, spedito alle spalle di Frey, riassume bene la fretta che ha Totti di scalare le ultime posizioni nell’olimpo dei bomber di sempre. Le lacrime di gioia, spartite alla fine sul campo con i figli, aggiungono un’emozione maradoniana alla piccola grande impresa. In cima alla montagna resta scolpito il nome di Silvio Piola con le sue storiche 274 reti.
Probabilmente Totti non ce la farà a scavalcare anche l’ex campione del mondo, ma dalla sua parte c’è una cosa: il romanista ha segnato tutti i gol con la stessa maglia e in questo è il numero uno assoluto, un frammento di storia contemporanea applicata al calcio. Per uno disegnato come numero 10 — ma attaccante per varie necessità — l’impresa è straordinaria. Curiosamente, comincia nel 1994, con un gol al Foggia, confezionato un anno prima che nascesse Romagnoli, il baby imbeccato ieri dal capitano per il 2-1 che ha spento definitivamente il Genoa. Così la storia continua.