Dicono che la palestra migliore per un giovane che esce dalla Primavera e muove i primi passi tra i professionisti sia la Lega Pro. Campionato duro, dove nessuno ti regala nulla e dove spesso non basta l’estro per emergere. Ci vuole umiltà, sacrificio, applicazione, desiderio di imparare e di crescere. Tutte doti che hanno portato alla ribalta Matteo Politano, 19 anni, 23 gare e 12 reti col Perugia, nazionale Under 20.
PRIMI CALCI È lui l’uomo copertina del girone B di Prima divisione. Stagione sopra le righe, suggellata dalla gemma con cui ha aperto le marcature domenica scorsa nel 2-1 sul Latina. Matteo Politano è un prodotto del settore giovanile della Roma. Lo ha scoperto Bruno Conti a soli 10 anni, quando giocava nella scuola calcio del Selva Candida. E chissà cosa avrà pensato il responsabile del settore giovanile giallorosso quando si è imbattuto nell’estro di questa punta esterna mancina, fulminante nel breve e sfrontato nell’uno contro uno, che ama giocare a destra per puntare e accentrarsi. Magari, per assurdo, avrà anche rivisto un po’ di se stesso in quel bambino che correva col pallone incollato al piede sinistro. Tempo fa fu proprio Politano ad avvalorare, con le dovute proporzioni, questo paragone: «Bruno Conti mi diceva che le mie finte ricordano quelle che faceva lui», raccontò Politano.
I TRIONFI CON LA ROMA In giallorosso la crescita di Matteo è stata costante, anno dopo anno, ma c’era qualcosa che non sempre lo rendeva felice. Infatti, ha sempre trovato grande concorrenza nel ruolo: dall’amico Caprari (ora al Pescara), a Piscitella (Modena, primi sei mesi in A col Genoa), tanto da pensare di lasciare Trigoria ai tempi dei Giovanissimi. Richiesta rimbalzata, per sua fortuna, dalla società. E la storia le ha dato ragione. Politano con la Roma ha vinto uno scudetto e un Torneo di Arco con gli Allievi di Andrea Stramaccioni, più uno scudetto e una Coppa Italia Primavera sotto la guida di Alberto De Rossi. E ogni stagione la stessa storia: malgrado non sia un titolare in partenza, Matteo si è sempre messo in luce, molto spesso risolvendo le gare con una giocata. Anche lo scorso anno, quando, una volta partito Caprari, direzione Pescara, a Trigoria è sbarcato quel funambolo uruguaiano di Nico Lopez.