(M.Ferretti) – In attesa di ritrovare un amico smarrito nel maggio dello scorso anno a Cesena, Daniele De Rossi da un paio di settimane ha trovato un preziosissimo collaboratore a centrocampo.
Se non va in gol dall’ultima trasferta del passato campionato, e mai gli era capitato di restare a secco così a lungo, da un mesetto, giorno più o giorno in meno, DDR in mezzo al campo si sente meno solo da quando Aurelio Andreazzoli gli ha affiancato lo scintillante Miralem Pjanic.
LA STRANA COPPIA
Una mossa, quella dell’allenatore della Roma, tesa a regalare al reparto la tecnica del bosniaco e il senso tattico del vice capitano. Due giocatori che, se inquadrati al meglio, possono dare un contributo importante alla causa perché complementari. Nel 3-2-5 andreazzoliano, il tandem ha il compito di catturare i rimbalzi davanti alla propria area in fase di non possesso e di dare il la alla manovra, garantendo al tempo stesso equilibrio alla squadra in fase di possesso. Un azzardo? No, a giudicare – ad esempio – da quanto visto all’Olimpico contro la Juventus, cioè la più bella della classe.
IL TABÙ
Per De Rossi non è stato, finora, un campionato particolarmente brillante, e lui è il primo a saperlo. Andreazzoli continua a difenderlo a spada tratta in ogni occasione perché lo conosce bene e sa alla perfezione qual è il suo valore. E, probabilmente, conosce anche i motivi che non hanno consentito a DDR di rendere al meglio. Lo zero nella casella dei gol all’attivo, ad esempio, è solo una conferma che le cose non sono andate come sarebbero dovute andare. Daniele, 33 reti con la maglia della Roma, ha giocato poco e segnato niente anche per colpe proprie, vedi il numero di giornate di squalifica accumulate; ma nessuno deve dimenticare che con Zdenek Zeman sulla panchina della Roma è stato molte volte la riserva di Panagiotis Tachtsidis, e questo non aiuta. Anche se/quando, come gli viene rinfacciato da più parti, si guadagnano un sacco di soldi. Al Genoa, avversario domani sera all’Olimpico, De Rossi ha segnato due reti, l’ultima volta il 24 settembre del 2008 (Genoa-Roma 3-1): era un mercoledì e Andreazzoli stava un po’ defilato rispetto a Luciano Spalletti, sulla panchina giallorossa. Chissà, un gol potrebbe aiutare Daniele a recuperare più in fretta il terreno perduto.
LA POSIZIONE
Con Pjanic al fianco, per De Rossi sono cambiati, forse diminuiti i compiti in fase di regia. Non più catalizzatore quasi unico della manovra, ma capitano e gregario al tempo stesso. Un po’ quanto accadeva quando accanto a lui c’era David Pizarro. Uno accosta e l’altro picchia, come si dice nel gergo delle bocce. Pizarro non è Pjanic (e viceversa), ma il principio della mossa in stile Spalletti è simile. Se con Zeman il centrocampo della Roma era a 3, con Andreazzoli è minimo a 4 e questo consente a De Rossi (e agli altri) di avere più sponde e meno solitudine intorno. Maggiore densità, meno rischi.
GLI OBIETTVI
Assente a Bergamo perché squalificato, domani De Rossi tornerà titolare per riprendere il discorso interrotto con un sorriso la sera del 16 febbraio. La Roma ha vinto due gare di fila, si è (in parte) rilanciata in classifica ma nessuno ha (più) voglia di lasciarsi andare al facile entusiasmo. De Rossi, a dire il vero, non l’ha mai fatto, e ne ha pagato anche le conseguenze, però sa perfettamente che la stagione, per lui e per la Roma, non può chiudersi senza un colpo di coda finale. Battere il Genoa potrebbe aiutare a guardare al futuro con un pizzico di ottimismo in più, indipendentemente dall’obiettivo inquadrato nel mirino. Batterlo con un gol di De Rossi, poi, sarebbe un bell’aiuto per due.