(F.Bovaio) – L’ultima volta che li battemmo segnò un certo Paulo Roberto Falcao. Ma fortunatamente la sua rete fu inutile, anche se lì per lì fece esultare molti romanisti, poi subito pronti a gioire per il terzo gol di Paolo Rossi.
Eh già, perché l’ultima volta che li battemmo risale proprio a quella mitica sfida del Sarrià nel Mondiale spagnolo dell’82. Un 3-2 che è ormai leggenda da un pezzo e che arrivò quando Daniele De Rossi non era ancora nato. Lui il mondo lo conobbe solo l’anno dopo, nel 1983, il 24 luglio. Due mesi e mezzo prima la Roma di Conti e Falcao (quel giorno avversari al Sarrià) aveva vinto il secondo scudetto della storia giallorossa. Trent’anni fa.
L’Italia-Brasile di oggi, pur essendo un’amichevole, in caso di successo degli azzurri potrebbe diventare un passaggio di consegne della storia: da Bruno Conti a De Rossi. Da un trionfatore all’altro contro i maestri del futebol bailado. Loro che insieme agli argentini hanno sempre caratterizzato in maniera forte e decisa la storia giallorossa, tanto che ancora oggi Brasile e Argentina sono le nazioni che hanno dato più stranieri alla Roma. Trentaquattro il primo, trenta la seconda, ora Patria di Papa Francesco. Anche per questo quando l’Italia affronta il Brasile o l’Argentina per un tifoso giallorosso non può mai trattarsi di una partita come tutte le altre. Figuriamoci per uno come De Rossi, che è cresciuto a pane e Roma e conosce bene la storia della società per la quale gioca. Per lui sfidare il Brasile è motivo di orgoglio e soddisfazione, soprattutto in un momento come quello che sta vivendo, nel quale è alla ricerca della condizione ideale per ricominciare a trascinare anche la sua Roma. In Nazionale raramente ha fallito, tanto che Prandelli lo considera uno dei suoi titolari inamovibili e con quella maglia addosso ha già sottratto a Totti tutti i record societari.
Ad oggi, infatti, è il romanista con più presenze in azzurro (83) e quello con più reti all’attivo (13), nonché quello che ha indossato più volte la fascia di capitano (5) dopo il recordman Allemandi (che la mise 8 volte tra il 1935 e il 1936). Numeri che indicano la grandezza acquisita a livello nazionale da questo ragazzo che l’ultima volta in cui l’Italia sconfisse il Brasile non era ancora nato. Batterlo stasera, magari con uno dei suoi gol (quest’anno in giallorosso non ha ancora segnato) lo farebbe entrare di diritto nella storia di una partita che già in passato ha riservato tanti aneddoti curiosi in chiave romanista. Se segnasse, ad esempio, affiancherebbe il divino Falcao, a tutt’oggi l’unico marcatore giallorosso dell’incontro (il gol è quello sopra ricordato nel 3-2 del 5 luglio 1982). Anche l’unica autorete di un romanista in Italia-Brasile è stata segnata da un mito brasiliano in giallorosso, Aldair, che la fece nel 3-3 dell’amichevole di Montpellier dell’8 giugno 1997. C’è poi da raccontare la storia particolare di Sormani, nato a Jaù, in Brasile, ma italianizzato grazie ai nonni veneti emigrati in Sudamerica. Detto “il Pelè bianco”, arrivò in Italia ad inizio Anni 60 grazie al Mantova. La Roma gli mise gli occhi addosso e nella primavera del ’63 il presidente Marini Dettina intavolò la trattativa con il collega lombardo Nuvolari per portarlo alla Roma. L’affare si concluse in estate per mezzo miliardo delle vecchie lire. Intanto, da oriundo qual’era, Sormani aveva esordito nella nazionale italiana, con la quale aveva anche segnato un gol proprio al “suo” Brasile nel 3-0 dell’amichevole di Milano del 12-5-1963. Un gol da “mantovano”, è vero, ma ormai in procinto di passare alla Roma. Tutte storie dentro la grande storia di Italia-Brasile. Una specie di nostro derby el cuore, da quel Conti vs Falcao a stanotte, quando Daniele De Rossi può diventare l’erede di tutti e due.