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IL ROMANISTA Erik, ultimo giorno da ventenne

Lamela esulta dopo il gol

(V. Meta) – Il primo giorno da ventenne è andato com’è andato, derby perso e sostituzione dopo nove minuti per fare spazio a Lobont, l’ultimo sarà tutta un’altra storia. Erik Lamela compirà 21 anni domani e le ultime ore da ventenne le passerà come le prime, in campo con la maglia numero otto della Roma, e salvo catastrofi, non soltanto per una decina di minuti.

A lui Andreazzoli si affida come al Grande Eversore, quello che con la sua facilità di saltare l’uomo può concedersi anche una fuoriuscita dal sistema: «È un prerogativa importante che spesso fa fuori anche la tattica», le parole del tecnico. Fra i pochissimi a restare a galla nel naufragio di Genova con una rete inutile, ma comunque la numero undici della sua stagione, contro Juve e Atalanta Lamela ha aggiunto due capitoli al suo personale romanzo di formazione, quello che in due anni lo sta vedendo trasformarsi da talento puro a grande giocatore.

Dicevano che non sarebbe sopravvissuto agli allenamenti di Zeman e a Riscone era semplicemente il migliore. Dicevano che i mezzi rimbrotti del Boemo gli dessero fastidio e nel giro di due mesi è diventato il suo pupillo. «Da lui voglio qualcosa di più» diceva l’ex tecnico. Parole che forse un tempo lo avrebbero scoraggiato, non questa volta, nel bel mezzo dei suoi vent’anni, quando invece di sbuffare se non gli riusciva un dribbling, ha cominciato a rincorrere gli avversari. Sette gol consecutivi fra ottobre e novembre, incluso quello al Genoa nella gara d’andata vinta in rimonta a Marassi. Nella ristrutturazione di Andreazzoli, è tornato a giocare sulla trequarti, dove incantava il Monumental ai tempi degli esordi nel River Plate. Una posizione che lo allontana un po’ dalle fasce, ma gli rende più facile arrivare in area, tanto poi si sa che una volta lì, qualcosa succederà. Contro la Juve lo si è visto rincorrere Pirlo, a Bergamo la neve ha fermato qualche giocata ma non l’impegno dal primo all’ultimo minuto. «I ragazzi hanno grande vigore, specialmente se così giovani e pieni di aspettative e di qualità come Erik – ha detto di lui Andreazzoli nella conferenza stampa di ieri -. Vorrebbero fare tutto e subito, cosa che non è possibile, e tutto in una partita, oppure addirittura tutto in un tempo».

Della serie, a vent’anni siamo stati tutti eroi. E allora Lamela lo sarà ancora per una notte, l’ultima, per diventare ancora un po’ più grande in una stagione in cui è già cresciuto tantissimo. Gli è bastato poco più di un girone d’andata per doppiare i numeri della scorsa stagione, quando oltretutto era stato costretto a fare i conti con i postumi del brutto infortunio alla caviglia. Undici reti in ventuno partite, gli stessi di Osvaldo, Jovetic e della sorpresa Sau, gente che con il gol ha una confidenza stretta. L’eredità di Zeman non è soltanto Marquinhos, ma anche un Lamela trasformato e c’è qualcosa di ironico nel fatto che proprio uno come lui, che gli schemi propri e altrui preferisce romperli, sia riuscito a capire come funzionavano quelli del Boemo e a portarsi dietro quanto imparato. Nei 364 giorni dei suoi vent’anni sono successe tante cose, il trecentossessantacinquesimo è ancora tutto qui e aspetta il suo gran finale, prima dell’alba dei ventuno.

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