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IL ROMANISTA «No alla Tdt, sì alla Card away»

 

Curva Sud

(L.Contucci) Faccio una premessa. Questo post è lungo ma chi vuole veramente essere informato, e non ragionare per slogan senza neanche capire cosa scrive, è bene che lo legga, dall’inizio alla fine.

Come sappiamo, l’AS Roma – a sorpresa – ha varato la card “AS Roma Away” che consente dal 4 aprile 2013 a chi l’acquista al costo di 20 di poter acquistare biglietti per andare in trasferta, sempre che non ci siano i motivi ostativi di cui all’art. 9. Il primo aspetto da trattare quindi, è quello relativo all’art. 9, visto che ho ricevuto diverse mail del tipo “ma sulla Roma Club Away c’è l’art. 9?”.

Ora, il discorso l’ho affrontato già diverse volte ma non tutti, evidentemente, sembrano averlo recepito: già quando si acquista il singolo biglietto, viene effettuato il controllo ex art. 9 sui requisiti ostativi. Sappiamo perfettamente che l’art. 9 è ingiusto, ma sappiamo anche che questo articolo non può modificarlo né la Roma né l’Osservatorio (che pure per due volte ha messo per iscritto chiedendo che lo stesso venga modificato): l’art. 9 può essere modificato solo dal Parlamento. Nel momento, quindi, in cui si acquista un singolo biglietto è inutile porsi il problema dell’art. 9 sulla AS Roma Away, così come sulla AS Roma Club Home, così come sulla stessa AS Roma Club Privilege: se acquisti un biglietto sottostai all’art. 9. Il “no” alla tessera del tifoso, naturalmente, è un qualcosa di più ampio rispetto al “no” all’art. 9: ricordiamo perfettamente come la tessera del tifoso sia stata imposta alle società di calcio dal Ministero dell’Interno per il tramite del Ministro Maroni, ed aveva delle caratteristiche che – oltre l’art. 9 – erano inaccettabili: – il fatto che senza la tessera del tifoso varata secondo le linee stabilite dall’Osservatorio e dalle Leghe calcio non si potessero acquistare abbonamenti e biglietti per le trasferte; – il collegamento inscindibile tra tessera del tifoso e carta di credito; – l’esistenza di un chip RFID – la violazione della privacy.

La questione della privacy è stata la prima ad essere risolta grazie a un ricorso di MyRoma: tutte le società di calcio hanno dovuto approntare una nuova modulistica. Il collegamento tessera del tifoso/carta di credito è stato risolto dal Consiglio di Stato, che su ricorso di Federsupporter e Codacons lo ha giudicato illegittimo. Il fatto che senza tessera del tifoso non si potesse acquistare un abbonamento stagionale è stato risolto dalla Roma che ha varato per la stagione in corso la “AS Roma Club Home”, tessera non dotata di chip RFID, senza funzione di carta di credito e senza codice etico da sottoscrivere che consente l’ingresso a tutte le partite in casa senza tessera del tifoso. Ricorderete che inizialmente l’Osservatorio era fermamente contrario al varo del voucher, perché lo stesso apriva una crepa nel “sistema” tessera del tifoso: ricorderete anche i vari articoli dei quotidiani tipo Gazzetta dello Sport, La Stampa e via dicendo che titolavano “La Roma aggira la tessera del tifoso” oppure “hanno vinto gli ultrà”, mostrando una incompetenza assoluta ed evidenti interessi economici paralleli al sistema pensato dall’Osservatorio e dalle stesse Leghe calcistiche. La Roma, però, non si è fermata e – facendo perno sul proprio diritto di poter fare impresa e sul fatto che le caratteristiche di sicurezza del voucher erano identiche a quelle richieste dall’Osservatorio ed inserite nella tessera del tifoso – ha varato l’AS Roma Club Home, per tutte le 19 partite di campionato.

Ricorderete anche che l’Osservatorio fece un comunicato in cui diceva che ciò non era possibile, e che qualsiasi voucher poteva valere al massimo per dieci partite. La Roma, ancora una volta, non se ne è data per intesa e – sicura di essere nel giusto – ha mantenuto la propria linea. Nel frattempo, anche altre società varavano il voucher di biglietti per le partite casalinghe, sia pure – in alcuni casi – titubando e varando carnet per sole dieci partite.

A questo punto, dato lo strappo, restava aperto il problema delle trasferte, interdette a chi non aveva la AS Roma Card Privilege. Nell’impossibilità di poter pensare di tornare a un sistema in base al quale, per andare in trasferta, sia sufficiente presentarsi alla ricevitoria e fare il biglietto, si disse allora che l’obiettivo era quello di far sì che il voucher costituisse il titolo per poter acquistare il biglietto per le trasferte. In altre parole, si auspicava che il fatto di possedere già un titolo stagionale che rispettasse le caratteristiche di sicurezza volute dall’Osservatorio fosse più che sufficiente per poter acquistare un biglietto per andare in trasferta. Qualora questo sistema fosse passato, solo chi fosse stato in possesso della AS Roma Club Home e della AS Roma Club Privilege, ovviamente, avrebbe potuto acquistare biglietti per le trasferte. Si disse anche che la differenza tra l’accettare l’AS Roma Club Home e l’accettare la tessera del tifoso “AS Roma Club Privilege” stava – oltre che nelle caratteristiche tecniche diverse – anche in discorso morale: la tessera del tifoso era stata imposta per volere dell’Osservatorio, il voucher era stato conquistato CONTRO il parere iniziale dell’Osservatorio, che alla fine ha dovuto subirlo per via del fatto che il diritto era dalla nostra parte, così come la caparbietà nell’insistere.

 

Il discorso per l’AS Roma Away non differisce di molto da quello che – alla massima parte dei tifosi della Roma – ha reso accettabile l’AS Roma Club Home: – l’Osservatorio inizialmente non intendeva accettare una soluzione alternativa alla tessera del tifoso, dotata di quel codice etico che ha consentito alla Questura di Verona di ritirare una ottantina di tessere dopo Inter /Hellas Verona di Coppa Italia della stagione in corso; – la tessera suddetta non ha chip RFID né è legata a carte di credito o circuiti bancari; – non mi risulta che debba essere sottoscritto alcun codice etico, particolare non di poco conto, visto quanto accaduto ai veronesi; – la stessa tessera ha un codice a barre che consente di tenere traccia dei precedenti acquisti di biglietti e ciò va nel senso della primitiva idea che lanciai sul mio sito una decina di anni fa, nel senso delle membership cards britanniche, che consentono di premiare il tifoso più fedele in base al numero di trasferte effettuate; – rispetto a quanto auspicavamo (voucher casalingo = titolo per poter acquistare un biglietto per le trasferte), il sistema è persino migliore perché consente anche a chi non è abbonato di poter andare in trasferta: ad esempio, secondo il primo schema, la Roma poteva portare in trasferta circa 24mila tifosi (voucher + tdt), secondo questo schema, invece, chiunque abbia la Roma Club Away può andare in trasferta e quindi, ove potenzialmente la stessa venisse acquistata da 100.000 romanisti, avremmo 100.000 tifosi che potrebbero acquistare un biglietto per la trasferta. * L’obiezione che si può muovere è la seguente: “ma se anche con la tessera del tifoso potevi acquistare un biglietto per andare in trasferta, che differenza c’è tra la AS Roma Club Away e la Tessera del tifoso?”.

 

La risposta è la seguente. a) la tessera del tifoso è stata imposta, i due differenti voucher sono stati conquistati con il parere contrario dell’Osservatorio che poi si è dovuto adeguare sapendo che, giuridicamente, aveva torto; b) le caratteristiche tecniche sono diverse da quelle che inizialmente aveva la c.d. Tessera del tifoso, visto che non ha RFID, non ha funzionalità di carta di credito e non prevede la sottoscrizione di codice etico; c) nel momento in cui è la mia Società di calcio che mette in vendita uno strumento che mi consente di andare in trasferta, bypassando la rigidità della tessera del tifoso per come concepita da Ministero dell’Interno e Lega Calcio, mi trovo di fronte non ad una imposizione del Ministero dell’Interno ma di fronte a una possibilità che mi dà il club per cui tifo che, per ragioni commerciali, mette in vendita uno strumento alternativo che non costituisce una agevolazione.

 

“E allora non era meglio farsela prima?”, questa potrebbe essere un’altra domanda. La risposta è: grazie alla resistenza praticata, hanno dovuto cambiare il sistema.Sistema che è stato aggirato grazie alle ragioni del diritto. Se ce la fossimo fatta tutti subito, ora avremmo in tasca una carta di credito, con un sistemino RFID, con un bel codice etico sottoscritto del tipo “se non fai il bravo ti ritiro la tessera”, come accaduto ai veronesi. E molto probabilmente con un art. 9 applicato alla lettera e non nella maniera più “morbida” (ancorché tuttora profondamente ingiusta) con cui viene attualmente messo in opera. Gli unici che hanno il diritto di criticare una scelta sono quelli che hanno smesso, dal momento in cui l’art. 9 è stato messo in vigore anche sui singoli biglietti, e cioè dal 2009-10 in poi, di andare allo stadio, perché chiunque abbia acquistato, in qualsiasi parte d’Italia, anche un singolo biglietto da quella stagione in poi, ha chiesto il permesso alla Questura per entrare allo stadio.

 

Chi segue il mio sito ricorda bene che tempo fa posi la seguente questione: dal varo del sistema questura on line (che consente di verificare immediatamente, in base all’art. 9, la sussistenza di elementi ostativi al rilascio del biglietto), l’unica scelta praticabile era tra andare allo stadio/non andare allo stadio. Dal momento in cui si è scelto, anche per una sola volta, di andare allo stadio, è assolutamente indifferente dire no all’AS Roma Club Home, o alla AS Roma Club Away e – entro certi limiti – persino alla tessera del tifoso, che inizialmente non era accettabile per via dei contenuti di cui l’aveva dotato l’Osservatorio e la Lega Calcio. Nessuno è più vergine.

 

* Per finire, qualcuno dice: ma sul singolo biglietto non c’è la foto, mentre sui vari voucher la foto c’è. Qui il problema della foto è relativo, visto che tutti abbiamo una carta di identità con foto depositata al Comune, un passaporto con foto depositata in Questura o una patente con foto depositata in Prefettura. Il problema – ma che non riguarda solo la tessera o il voucher, come detto – era il controllo dei requisiti ostativi da parte della Questura, in base all’art. 9, anche sul singolo biglietto. Per questo si ritorna al punto di prima: può dire qualcosa – e a quel punto alzo le mani dicendogli che ha ragione – solo chi ha smesso di andare allo stadio, anche se – lo ricordo – il presupposto per il quale si combatte una guerra (che è fatta di tante battaglie) è quello di raggiungere il proprio obiettivo.

 

Il NOSTRO obiettivo è quello di rimanere negli stadi, il LORO è quello di eliminarci: l’autoeliminazione definitiva non fa per me, visto che assomiglia al rimedio di chi si castra per far dispetto alla moglie. Per come la vedo io – e ribadisco di parlare a titolo personale, sia pur fornendo un parere cosiddetto “qualificato” per via della competenza acquisita sul tema – non solo non mi autoelimino, ma cerco di raggiungere l’obiettivo cercando di ottenere il massimo dell’ottenibile. Abbiamo ottenuto tutto quello che rivendicavamo e manca la cosa più importante, che siamo solo riusciti ad attenuare, ma questo prescinde da biglietti, voucher e tessere: la modifica dell’art. 9 dipende dal Parlamento e il sottoscritto più di aver scritto nel modo costituzionalmente corretto l’art. 9 ed averlo fornito a membri di maggioranza e opposizione del precedente Parlamento non può fare. E allora, per come la vedo io, l’AS Roma Club Away è un’ulteriore conquista. Hanno provato ad addomesticarci e non ci sono riusciti perché, alla fine della fiera, il loro strumento gli si è sgretolato nelle mani. Auspico quindi che tutte le Società seguano la linea tracciata dalla Roma.

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