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IL ROMANISTA Stekelenburg da Parma al Parma

Stekelenburg

(V. Meta) – Un posto fra i pali perso e ritrovato, un volo a Londra per scoprire che con il Fulham non ci sarebbe stato convolo, quattro mesi a guardare fra infortuni e scelte tecniche, un allenatore che non lo vede, un altro che vede solo lui e un altro che lo aveva perso di vista ma proprio di recente è tornato a vederlo. È successo un po’ di tutto nei centotrentasette giorni che separano Maarten Stekelenburg dal Parma: sotto il diluvio del Tardini, la sua partita si era interrotta per infortunio dopo quarantacinque minuti sul punteggio di 2-1 per la squadra di Donadoni.

Al suo posto entra Goicoechea, fino a quel momento, poco più di un oggetto misterioso, da lì in poi il portiere titolare della Roma fino alla gara con il Cagliari, il disastro che a Zeman costa ben più caro che all’uruguagio.«Se sta bene, giocherà sempre», mette in chiaro Andreazzoli nella sua prima conferenza stampa dopo la promozione in panchina. E infatti: cinque su cinque da Genova in poi, con sette gol al passivo, ultimo quello irridente di Udine, dove pure un paio di buoni interventi li aveva fatti. E pensare che meno di due mesi fa l’olandese era convinto che la sua esperienza a Roma fosse finita, perché quando ha preso l’aereo per Londra l’ultimo giorno di mercato, credeva di andare a firmare con il Fulham, non certo di scendere e scoprire che nel frattempo era saltato tutto e non gli restava che cercarsi un volo di ritorno. «Non mi aspettavo che finissse così, mi servirà un po’ di tempo per riprendermi da questo colpo – diceva allora -. Ero certo che lì avrei giocato, ma sono un professionista e lavorerò per riprendermi il posto».

Gli ci è voluto meno del previsto per riuscirci e passare da portiere di Coppa Italia (e neanche sempre, a Firenze era in tribuna) a titolare fisso, visto che il giorno dopo il viaggio a vuoto era in panchina contro il Cagliari a guardare lo sciagurato autogol di Goicoechea chiedendosi cos’altro dovesse succedere per riavere il suo posto. Ad accelerare la sua rincorsa è intervenuto il cambio in panchina e il resto è storia. La fiducia ritrovata gli ha fatto bene all’umore e gli ha anche fatto venire voglia di tentare la sua prima intervista in italiano (quello della lingua era uno dei rimproveri che gli muoveva Zeman), non ancora disinvolta ma sicuramente apprezzabile quanto a impegno. Ripresa la Roma, è arrivata anche la convocazione di van Gaal, che lo aveva lasciato fuori nell’amichevole con l’Italia di un mese fa. La separazione a giugno minacciata dopo il mancato passaggio al Fulham sembra un ricordo lontano, quasi quanto la notte delle streghe del Tardini, quando si è interrotto un discorso che oggi, centotrentasette giorni dopo, Stek è pronto a riprendere

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