(T. Cagnucci) – Batti i primi, perderai con gli ultimi. C’è un’eco evangelica e pasquale che risuona da Palermo-Roma ma risuona male. Che la Roma fa risorgere chiunque eccetera eccetera è una battuta che sa di vecchio. Palermo-Roma 2-0 non fa’ ride. Oggi non serve dissacrare, ma ricordare. Palermo-Roma 2-0 deve risvegliare le coscienze che se sono autenticamente romaniste non sono mai sopite, a richiamare alla memoria il campionato che era stato fino a Roma-Cagliari e il perché era stato quel campionato, a far capire che Aurelio Andreazzoli è una grande persona, sicuramente un valido allenatore, ma non può essere quella strana creatura mitologica (tratteggiata più o meno da tutti quelli che non vedevano l’ora di far vedere quanto avevano ragione loro su Zeman) a metà fra il Sacchi dell’88, il Michels del 1974, ma con pragmatismi sonettiani e arguzie da piccolo vecchio Mondonico antico. Prima di ieri (oltre ai primi annullati proprio ieri dagli ultimi) aveva battuto Genoa, Atalanta e Parma, perso con la Sampdoria e pareggiato male a Udine eppure era diventato la risposta a tutto. Il paradosso è che era diventato il fenomeno per quelli che lo giudicavano “normale” e che detestavano la “fenomenite”.
Criticarlo oggi (magari per far vedere quanto era bravo Zeman) è come elogiarlo ieri. Se vieni preso a pallonate da una squadra che non vinceva dai tempi di Wojtyla è cosa grave. È come a Lecce l’anno scorso, un’altra Pasqua romanista. Andreazzoli non c’entra. Zemaniani o antizemaniani, così come sensiani e antisensiani, è lo stesso identico e opposto errore: quello figlio delle faide critiche, con gli slogan della moda del momento, e le coscienze appaltate al pensiero – di volta in volta – dominante. Prima bisogna essere romanisti e se sei romanista sai sempre quello che c’è da fare, da dire, da sognare. La Roma deve avere un centro. Fuori e soprattutto dentro. In campo. La Roma deve essere la Roma sempre. Andreazzoli non poteva essere il salvatore della patria semplicemente perché non esistono salvatori della patria. Ci si salva prima da soli, e poi ci si salva tutti insieme. Perché solo così puoi battere i primi, la Juventus, perché altrimenti puoi perdere con gli ultimi. Le bacchette magiche non esistono, gli uomini della provvidenza prima o poi finiscono in croce. Tutti. Fenomeni o normali, poveri cristi o santi beatificati. La Roma deve essere la Roma sempre. Può anche giocare male, può anche perdere, può persino perdere con gli ultimi, ma con la Lazio no. Con la Lazio adesso dovete solo vincere. Ora e sempre. O amen. Giocando come in paradiso o vendendovi l’anima all’inferno. Fate voi. Ma fatelo