Un tempo pensavo che piangessero solo i deboli, o che comunque piangere fosse una cosa che facessero solo i bambini. Ma mi sbagliavo, perché a piangere sono tutti coloro i quali si emozionano e provano dei sentimenti. Piangere è il senso stesso della vita. E’ il gesto più intenso che una persona possa fare, è il materializzarsi ed il fuoriuscire allo stesso tempo delle passioni che abbiamo dentro. Le passioni più forti, più belle e più dolorose. La stessa passione che c’era negli occhi commossi di Francesco Totti, quando per la duecentoventicinquesima volta in campionato, gonfiava la rete avversaria, davanti alla sua gente, alla sua curva. In quelle lacrime c’era tutto il nostro essere romanisti, c’era tutto l’attaccamento alla maglia di un capitano, che prima di indossarla, quella maglia, già la tifava. In quelle lacrime c’era la passione di un’intera curva, che in vent’anni, assieme al suo giocatore più rappresentativo ha pianto, ha gioito, ha esultato. In quelle lacrime c’era l’essenza del nostro essere romanisti: perché quelle lacrime non erano le lacrime di un marziano, ma di uno di noi. Perché lui è come noi, per quella maglia che indossa prova le stesse emozioni che proviamo noi. Perché come noi, quella maglia, l’ama talmente tanto, d’avergli dedicato vita e carriera. Come noi, come la Sud. Perché chi sta là dentro, alla Roma ha dedicato la sua stessa vita, e, se ne avesse due, gliele dedicherebbe entrambe. “Lotta, corri, suda…onora la maglia, ogni partita una battaglia”. Sì, una battaglia. Guai a chiamarla partita di pallone. Perché per noi la Roma è il senso di una vita che senza Roma un senso non ce l’avrebbe. E’ un qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro, ma che una volta che ti rapisce non ti lascia più. Ti ruba cuore, anima e polmoni. Ti entra dentro e come un uragano esce fuori domenica dopo domenica, prendendo per mano e portando alla vittoria la squadra. “Per vivere ci vuole passione” scriveva Oriana Fallaci. E noi viviamo perché siamo passione, un fiume di passione. Viviamo per una passione. Trasmettiamo passione, quella stessa passione che anche l’altra sera la squadra si è venuta a prendere scaldandosi sotto la Sud e trasformandola in sudore, in grinta ed infine in tre punti. Emozioni più uniche che rare, che possono provare solo in pochi. E nella speranza di poterle tornare a provare anche in terra nemica, ce le teniamo strette in fondo al cuore e le conserviamo con cura, per poterle un giorno tramandare e raccontare ai nostri figli così come le abbiamo vissute sulla nostra pelle. Viva la Roma, la sua curva ed il suo capitano!
Edwin Iacobacci