(G. Mura) – Bella partita, e Italia più bella del Brasile. Era un’amichevole, d’accordo, e dal 1982 l’Italia non batte il Brasile. Ieri ci è andata vicino. Julio Cesar migliore dei suoi, mentre Buffon non è andato oltre l’ordinaria amministrazione. Alla fine del primo tempo si poteva dire che i brasiliani erano stati molto più italiani degli italiani, che la parte della cicala e della formica era stata scambiata. Alla fine del primo tempo si poteva dire che già lo 0-0 agli azzurri sarebbe andato stretto e che un immeritato 0-2 avrebbe potuto affossarli psicologicamente.
È dall’intervallo che bisogna partire per capire la bravura del-l’Italia. Non che prima fosse stata a guardare, anzi. Aveva aggredito il Brasile fin dall’inizio con Giaccherini, aveva esaltato Julio Cesar (tre volte insidiato da Balotelli, una da Maggio). Eppure era sotto di due gol, il primo casuale, il secondo dopo un micidiale contropiede concluso da un assist di Neymar per Oscar, azione partita da un pallone perso in attacco da De Sciglio. Che va messo, nonostante l’errore, tra le note più positive. Mica facile esordire a vent’anni col Brasile mostrando non solo dedizione, ma tecnica e personalità. Bravo, il ragazzo, come più tardi Poli e, a modo suo, Cerci. La squadra ha giocato meglio senza Osvaldo, con cui Balotelli non lega molto (i due se le sono cantate in campo), perché Balotelli ha potuto occupare una posizione più centrale. Da lì, dopo che una deviazione di De Rossi aveva dimezzato lo svantaggio, l’attaccante con un gran destro a giro da fuori ha realizzato il 2-2. Ha visto Julio Cesar fuori dai pali e ha agito di conseguenza. Con lui, bravo De Rossi, passato in regìa dopo l’uscita di Pirlo e messo fuori da un’involontaria tacchettata di Buffon.
Se l’Italia ha il doppio delle occasioni da gol del Brasile, significa che è una bella Italia, e s’è detto, ma pure che il Brasile al momento non è un granché. Il sospetto adesso è una conferma. Il tanto atteso Neymar ha mostrato molta agilità e un assist. Se la sfida era con Balotelli, l’ha persa nettamente. Per Prandelli è un pareggio che vale quasi come una vittoria. Gli dice che la strada è quella giusta, che ai giocatori ha dato la voglia di giocare, e si vede, di non lesinare in generosità ma anche in tecnica. Esemplare, in questo senso, l’atteggiamento degli ultimi arrivati, che si sono mossi come avessero dieci o quindici presenze. L’augurio è che lo spirito di Ginevra non si perda lungo la strada per Malta.