Solo posti in piedi, adesso, sul carro del vincitore. Servirebbe anzi una seconda vettura per far salire gli aggregati dell’ultima ora. Che, detto per inciso, sono tanti e pure insospettabili. Talmente insospettabili da farci malignare sul vizio tutto italiano del ravvedimento per convenienza.
In un certo senso sono meglio quelli come Boninsegna e Giordano, che mantengono il loro pregiudizio, perché di quello si tratta, nei confronti di Totti piuttosto che una pletora di opinionisti ed editorialisti che adesso si spellano le mani per lui in favore di telecamera e si producono in una serie di aggettivi talmente roboanti da costringerci ad una ricerca d’archivio: cosa dicevano di Totti qualche anno fa quegli stessi personaggi? Quali erano i vizi che rimproveravano al “Pupone” come amavano chiamarlo con accezione dispregiativa?
La questione è quindi cartina di tornasole per esemplificare un vizio storico della pubblica opinione in questo paese e della stampa sempre preoccupata di fiutare il vento.
Ma ce ne comincia ad essere un’altra di questione, a parte quella dell’Italietta pallonara oggi costretta ad inchinarsi ed è una questione molto più circoscritta: perché tutto questo attendismo circa il rinnovo del contratto? Non dovrebbe rappresentare anche un’importante mossa di marketing sbandierare ai quattro venti che Totti torna a legarsi di nuovo e per sempre alla Roma?
Finora la trattativa è apparsa un po’ pigra.
Paolo Marcacci