(M.Pinci) – “I Mondiali del 2014? Non lo so, può darsi che tra un anno smetto”. Così Francesco Totti dall’ingresso del circolo Canottieri Aniene, invitato per un pranzo benefico con il presidente del Coni Malagò, trova il modo di chiudere il discorso sulla convocazione in nazionale. Il record di gol in serie A, 226, che ne fanno il secondo miglior marcatore di ogni tempo dietro Piola, una stagione entusiasmante con 11 reti e 12 assist, un ruolo ancora da intoccabile nella Roma. Eppure il capitano giallorosso preferisce, forse per scaramanzia, forse per realismo, concentrarsi sul presente. E rinviare i discorsi sul Mondiale in Brasile. “Le parole di Prandelli? Mi hanno fatto piacere, molto. Ora sto bene, ma da qui al 2014 si vedrà”. Possibilità attuali? “Adesso zero”.
Ma se la Nazionale non sembra una certezza nel suo futuro, le certezze di Totti per il domani si tingono di giallorosso. O almeno dovrebbero: perché sul rinnovo del contratto in scadenza tra un anno ancora il capitano romanista non sembra aver ricevuto garanzie: “Quando mi chiameranno vedremo. Con il club non ho parlato, non so quando lo faremo”. Una frase che sembra quasi un invito ai suoi dirigenti, che pure nei mesi scorsi avevano aperto all’ipotesi (“sta meritando sul campo il prolungamento”, aveva detto Baldini a gennaio), senza però dare seguito alle parole. E la situazione non sembra far piacere a Francesco, che quasi per reazione sta giocando una delle stagioni migliori degli ultimi dieci anni. Il suo segreto? “Mantenersi sempre, essere professionista, nessuno si aspettava di trovarmi a trentasei anni così bene. La dieta? Sì serve, ma non è la dieta la questione, fondamentale è mantenersi”.
Anche perché la sua Roma tornata competitiva ha bisogno del miglior Totti per centrare i suoi obiettivi tornati improvvisamente raggiungibili. E il capitano nutre un sogno ambizioso: “La gioia più grande sarebbe rigiocare la Champions League. Un obiettivo che abbiamo tutti noi romanisti”. Per il futuro chissà. Prima di smettere infatti a Totti piacerebbe tornare a competere per il titolo come succede oggi a Conte. E a difesa dell’allenatore della Juve, criticato per l’esultanza eccessiva contro il Bologna, si schiera anche Francesco: “Per me ha fatto bene, si è rivolto verso i propri tifosi, quando vinci lo scudetto è doveroso. E la Juve lo ha già vinto”.
Fonte: repubblica.it