(M.Pinci) La Roma spera. Perché l’infermeria, dopo mesi, inizia a svuotarsi forse in via definitiva, e correre rischi a 17 giorni dal derby sarebbe davvero grottesco. Il passare delle ore sembra aver reso i dubbi meno pesanti, eppure l’incognita resta. La Bosnia risparmierà l’infortunato Pjanic per la gara contro la Grecia di venerdì? Uno spareggio a tutti gli effetti per la prima, storica qualificazione dei balcanici al mondiale del 2014. Ma la mediazione romanista sembra aver prodotto gli effetti sperati.
PJANIC, CASO RISOLTO? “PROBABILE NON GIOCHI” – Una cartella con la documentazione completa sull’infortunio subito nel primo tempo di Roma-Genoa, la tabella del recupero medico e atletico programmata dallo staff romanista, una serie di telefonate con il giocatore per esporgli i rischi di ricadute articolari, ma anche di infortuni muscolari dovuti a una condizione ancora approssimativa: il lavoro diplomatico da Trigoria verso la federazione bosniaca è continuo, per convincere la nazionale balcanica a risparmiare Miralem Pjanic. Dopo quell’infortunio terribile che aveva fatto temere persino lesioni articolari Pjanic avrebbe ripreso a correre soltanto in questi giorni, fosse rimasto a Roma. La prima fase di un processo riabilitativo lungo, per riaverlo al derby. Un programma che invece il ct Susic ha già accelerato, facendolo allenare già oggi con il pallone: sperava addirittura di poterlo azzerare schierandolo dall’inizio, domani. Ma dopo il lavoro persuasivo dei dirigenti il tecnico bosniaco è già molto più cauto: “Contiamo su Pjanic, ma decide lui se giocare o meno. E ora è più probabile che non lo faccia”, ha dichiarato nella conferenza stampa prima della partita. Eppure il giocatore vorrebbe giocare: “Anche soltanto venti minuti”. Lo ha detto pubblicamente e continua a ripeterlo a medici e dirigenti che lo contattano, a cadenza quotidiana, per farlo desistere. Troppo importante, per lui, questa gara. Troppo importante, per la Roma, non perdere nuovamente uno dei suoi giocatori più forti. Dopo avergli mostrato il rischio di lesioni muscolari dovute a un impiego anche soltanto parziale, qualcuno gli ha anche ricordato il precedente di un anno fa, quando giocando infortunato contro il Brasile, perse il derby di ritorno. Un buon motivo per non rischiare più.
BURDISSO: “ORA SI RESPIRA ARIA NUOVA, VOGLIAMO VINCERE” – Anche perché la Roma è tornata a correre e concorrere per un posto in Europa. Un’inversione netta rispetto all’oscurantismo di qualche mese fa: “Sono stati mesi abbastanza “particolari”. Ora si respira un’altra aria nell’ambiente e dobbiamo approfittarne”. Questo lo spot di Nicolas Burdisso, uno dei leader della squadra, indirizzato soprattutto ai tifosi, cui dedica un pensiero particolare: “Mi auguro di vincere per accontentarli, sono fantastici. Questi due anni ci sono serviti per credere in ciò che facciamo e capire dove vogliamo arrivare. Dobbiamo sempre lottare per vincere”. Un messaggio a tutto il circo romanista, tornato a standard accettabili di “tranquillità e normalità, quelle che danno i risultati”. E allora, anche analizzare il recente flop è più semplice. Ma non indicategli Zeman come l’unico colpevole: “No, quando si sbaglia o si fa una stagione come quella che abbiamo fatto non c’è un solo problema. Tanti sono gli errori e le persone coinvolte. Ho pensato che prima o poi sarebbe arrivato il momento che saremmo stati ripagati del tantissimo impegno che abbiamo messo, quello che voleva Zeman. Ma non ci siamo riusciti”.
“ABBIAMO LA SENSAZIONE DI POTER VINCERE IN OGNI MOMENTO” – Per la svolta però è servito l’avvicendamento con Andreazzoli. Un allenatore graditissimo alla squadra e capace di riportare entusiasmo e risultati: “Quando si cambia, cambiano le aspettative. Aurelio ci conosceva benissimo, ma a gennaio è successo di tutto, tornati dalla tournee in America, è stato difficile. Non riuscivamo a decollare, la società ha deciso di cambiare, nessuno se l’aspettava, basta vedere il modo in cui ci allenavamo”. Adesso è cambiato tutto, a partire dalla difesa a tre: “Sta dando risultati, siamo sempre coperti. La cosa più visibile è che la qualità delle giocate avversarie non è quella di prima, quella facilità di prima che c’era per via dell’approccio che voleva Zeman. Ora abbiamo quasi sempre la partita in mano. E in campo hai la sensazione di poter vincere in qualsiasi momento”.