Tattico, stratega, tecnico. In questi mesi sulla panchina della Roma, Aurelio Andreazzoli ha ricevuto molti aggettivi diversi, passando dall’ “uomo ombra” della Roma di Luciano Spalletti al protagonista principale della scena giallorossa. La Roma però l’ha cambiata soprattutto tatticamente, il suo pane quotidiano fino a quando la dirigenza romanista ha deciso di affidargli il post-Zeman per traghettare la nave che affrontava la tempesta. Col suo secondo Muzzi e il suo tattico Simone Beccaccioli, Andreazzoli ha rivoltato lo scacchiere romanista senza trovare ancora una quadratura definitiva: una Roma camaleontica, come lo è stata all’interno della stessa partita a Torino.
Partito con un 4-3-3 zemaniano con un centravanti fisso (Osvaldo) e due ali molto larghe (Dodò e Lamela), col passare dei minuti lo schiacciamento davanti alla difesa di Bradley e l’arretramento del baricentro della squadra, ha trasformato lo schieramento in un 4-1-4-1. Grazie alla duttilità degli interpreti e all’inserimento di Totti per Pjanic, i giallorossi sono passati quasi ad un 4-2-3-1. Anche con Florenzi al posto di Dodò e Marquinho per Perrotta, la Roma ha mantenuto il modulo spallettiano fino all’espulsione di Balzaretti che ha costretto i due subentrati ad alternarsi in marcatura su Cerci.
Fonte: Corriere dello Sport